Scala di Shepard (effetto del secondo ordine)
Roger N. Shepard, Journal of the Acoustical Society of America 36 2346 (1964), doi:10.1121/1.1919362 .
Si tratta di particolari scale musicali che vengono ripetute ed, a ogni ripetizione, sembrano salire in frequenza (anche se la frequenza rimane la stessa). Effetti "di tipo Shepard" si trovano anche utilizzati in musica sotto forma di progressioni modulanti (per esempio nella Fantasia e Fuga in Sol minore per organo BWV 542 di J.S. Bach) o mediante altri espedienti.
Nella parte finale del brano Echoes dei Pink Floyd un glissando di coro maschile è stato tagliato ad anello, e mixato in modo da dare l'illusione di una salita continua, esso emerge dalla dissolvenza di una lunga ripetizione guidata dalla chitarra elettrica.
L'album A day at the races dei Queen si apre e si chiude circolarmente con piccolo trio strumentale in cui si sente una scala di Shepard eseguita per mezzo di chitarre elettriche.
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica
Fusione Binaurale
è la capacità del cervello di “fondere” due messaggi sonori diversi (giunti alle due orecchie) in un unico segnale. Per esempio se alle due orecchie vengono inviate due sequenze armoniche diverse il cervello ce ne farà sentire una terza che è la sintesi delle due ma diversa da entrambe. Questo meccanismo crea la percezione della musica: ad un concerto siamo in grado di concentrarci su un singolo strumento (ascolto critico o intenzionale) ma solo se abbandoniamo questa prospettiva particolare possiamo percepire l’armonia della fusione degli strumenti in un tutto (che è quello che l'autore vuole comunicare).
Con le cuffie si possono ottenere “illusioni acustiche” interessanti: per esempio inviando alle due orecchie due toni sinusoidali di frequenza diversa ma vicina, il cervello percepisce anche la frequenza differenza. Ciò significa che, in questo caso, la non linearità non è un difetto dell’orecchio ma di quello che avviene nel cervello (l'orecchio non può intermodulare perché "sente" solo un tono).
Questo corferma che esiste una forma di distorsione che avviene nell'orecchio e una forma di distorsione che avviene nel cervello.
Questo esperimento esula dalle "effettive condizioni d'uso": in natura non esistono le cuffie e non esistono i toni puri. Quando il cervello viene portato fuori dalle "effettive condizioni d'uso" non sa come interpretare gli stimoli e reagisce come può. Si veda anche "distorsione Aurale".
Il battimento biaurale (effetto del secondo ordine)
Quando due toni sinusoidali di frequenza minore di 1500 Hz e con una differenza di frequenza inferiore a 40 Hz vengono presentati separatamente alle due orecchie (per es. in cuffia) il soggetto percepisce anche la frequenza differenza (il battimento).
Per esempio se ad un orecchio viene prsentatoun tono a 530 Hz all'altro un tono a 520 Hz il cervello percepisce anche un tono a 10 Hz (una modulazione di ampiezza).
Questo è evidentemente il risultato di una distorsione per intermodulazione.
è la capacità del cervello di “fondere” due messaggi sonori diversi (giunti alle due orecchie) in un unico segnale. Per esempio se alle due orecchie vengono inviate due sequenze armoniche diverse il cervello ce ne farà sentire una terza che è la sintesi delle due ma diversa da entrambe. Questo meccanismo crea la percezione della musica: ad un concerto siamo in grado di concentrarci su un singolo strumento (ascolto critico o intenzionale) ma solo se abbandoniamo questa prospettiva particolare possiamo percepire l’armonia della fusione degli strumenti in un tutto (che è quello che l'autore vuole comunicare).
Con le cuffie si possono ottenere “illusioni acustiche” interessanti: per esempio inviando alle due orecchie due toni sinusoidali di frequenza diversa ma vicina, il cervello percepisce anche la frequenza differenza. Ciò significa che, in questo caso, la non linearità non è un difetto dell’orecchio ma di quello che avviene nel cervello (l'orecchio non può intermodulare perché "sente" solo un tono).
Questo corferma che esiste una forma di distorsione che avviene nell'orecchio e una forma di distorsione che avviene nel cervello.
Questo esperimento esula dalle "effettive condizioni d'uso": in natura non esistono le cuffie e non esistono i toni puri. Quando il cervello viene portato fuori dalle "effettive condizioni d'uso" non sa come interpretare gli stimoli e reagisce come può. Si veda anche "distorsione Aurale".
Il battimento biaurale (effetto del secondo ordine)
Quando due toni sinusoidali di frequenza minore di 1500 Hz e con una differenza di frequenza inferiore a 40 Hz vengono presentati separatamente alle due orecchie (per es. in cuffia) il soggetto percepisce anche la frequenza differenza (il battimento).
Per esempio se ad un orecchio viene prsentatoun tono a 530 Hz all'altro un tono a 520 Hz il cervello percepisce anche un tono a 10 Hz (una modulazione di ampiezza).
Questo è evidentemente il risultato di una distorsione per intermodulazione.
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica
Ma se l'apparato uditivo distorce perché dobbiamo usare dispositivi a bassa distorsione?
Se lo stimolo non contiene distorsione l'apparato uditivo ci mette la sua e ottiene un certo risultato.
Se lo stimolo è distorto l'apparato uditivo aggiunge comunque la sua ulteriore distorsione e il risultato non è più lo stesso. Quindi meglio usare dispositivi a bassa distorsione.
Se lo stimolo non contiene distorsione l'apparato uditivo ci mette la sua e ottiene un certo risultato.
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica
Intanto i miei complimenti e ringraziamenti per aver raccolto e ben sintetizzato così tante informazioni molto interessanti.MarioBon ha scritto:Ma se l'apparato uditivo distorce perché dobbiamo usare dispositivi a bassa distorsione?
Se lo stimolo non contiene distorsione l'apparato uditivo ci mette la sua e ottiene un certo risultato.
Se lo stimolo è distorto l'apparato uditivo aggiunge comunque la sua ulteriore distorsione e il risultato non è più lo stesso. Quindi meglio usare dispositivi a bassa distorsione.
Domanda: ricordo di avre letto anni fa un lavoro di tesi in cui sembravano esservi alcune evidenze che dispositivi audio con spettro di distorsione simile alla distorsione aurale (quindi con presenti una serie di armoniche con ben specifiche ampiezze) erano preferiti dagli ascoltatori e percepiti come particolarmente naturali e realistici, anche rispetto all'assenza di distorsione.
La cosa poterebbe avere un senso?
Nicola
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica
Tutte le considerazioni sin qui riportate indurrebbero ad ipotizzare che dovrebbe esserci una specifica "scuola" che possa, in modo sistematico, insegnare ad esercitare ciò che si potrebbe definire "discernimento uditivo"ai fini acustici.MarioBon ha scritto:
Molto Importante La capacità di "selezionare" i suoni migliora con l'esercizio.
Saluti
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica
non solo la cosa ha senso ma è giustificata dalla distorsione aurale. C'è da dire che molto probabilmente non è nemmeno necessario che ci sia una corrispondenza tra il pattern di distorsione dell'orecchio e quello del dispositivo: è sufficiente che il tasso di distorsione aumenti con il livello del segnale. Se non fosse così l'effetto "amplificatore a valvole" si noterebbe solo per alcuni modelli di amplificatore e invece è generalizzato.Auditor ha scritto:Intanto i miei complimenti e ringraziamenti per aver raccolto e ben sintetizzato così tante informazioni molto interessanti.MarioBon ha scritto:Ma se l'apparato uditivo distorce perché dobbiamo usare dispositivi a bassa distorsione?
Se lo stimolo non contiene distorsione l'apparato uditivo ci mette la sua e ottiene un certo risultato.
Se lo stimolo è distorto l'apparato uditivo aggiunge comunque la sua ulteriore distorsione e il risultato non è più lo stesso. Quindi meglio usare dispositivi a bassa distorsione.
Domanda: ricordo di avre letto anni fa un lavoro di tesi in cui sembravano esservi alcune evidenze che dispositivi audio con spettro di distorsione simile alla distorsione aurale (quindi con presenti una serie di armoniche con ben specifiche ampiezze) erano preferiti dagli ascoltatori e percepiti come particolarmente naturali e realistici, anche rispetto all'assenza di distorsione.
La cosa poterebbe avere un senso?
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica
Non serve una scuola specifica. Gli effetti descritti riguardano tutti e chiunque, sapendo che esistono, li può sperimentare su sé stesso.Polin ha scritto:Tutte le considerazioni sin qui riportate indurrebbero ad ipotizzare che dovrebbe esserci una specifica "scuola" che possa, in modo sistematico, insegnare ad esercitare ciò che si potrebbe definire "discernimento uditivo"ai fini acustici.MarioBon ha scritto:
Molto Importante La capacità di "selezionare" i suoni migliora con l'esercizio.
Nei prossimi post saranno descritti altri effetti. Conto anche di mettere in rete dei file per fare test in proprio.
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica
Effetto Franssen (effetto del secondo tipo) è una illusione acustica che provoca la non corretta localizzazione di una sorgente. Scoperto da Nico V. Franssen nel 1960. Si dimostra attraverso due esperimenti detti Effetto Franssen 1 e 2. Questo effetto è riportato da Everest nella Quinta edizione del Manuale di Acustica (ma non è presente nella terza edizione in italiano).
Effetto Franssen 1
Ci sono due diffusori a destra e a sinistra dell’ascoltatore. I diffusori sono distanti circa 80 centimetri uno dall'altro. L'ascoltatore è a circa un metro dai due diffusori (al vertice di un triangolo con angolo al vertice di 45°). Il diffusore sinistro inizia a riprodurre un tono puro. Il volume diminuisce a sinistra e aumenta contemporaneamente a destra (in modo che la somma sia costante). Alla fine suona solo il diffusore destro. L’ascoltatore percepisce il suono ancora proveniente da sinistra.
Effetto Franssen 2
In un ambiente chiuso ci sono due altoparlanti in posizioni diverse. L’esperimento inizia con l’altoparlante 1 che emette un segnale sinusoidale che inizia passando immediatamente da 0 alla massima ampiezza. Questo altoparlante viene facilmente localizzato. Il segnale viene spostato lentamente dall’altoparlante 1 al 2 . Anche quando è solo l’altoparlante 2 a emettere l’ascoltatore continua a localizzare la sorgente nell’altoparlante 1 .
Questo effetto indica che la localizzazione della sorgente avviene sul il transitorio di attacco. In assenza di altri transitori l'apparati uditivo non ripete la localizzazione della sorgente.
Vedere: Localization of sound in rooms IV: The Franssen effect, The Franssen Effect
Slatky, Harald (1992): Algorithms for direction specific Processing of Sound Signals - the Realization of a binaural Cocktail-Party-Processor-System, Dissertation, Ruhr-University Bochum, chapter 8
Effetto Franssen 1
Ci sono due diffusori a destra e a sinistra dell’ascoltatore. I diffusori sono distanti circa 80 centimetri uno dall'altro. L'ascoltatore è a circa un metro dai due diffusori (al vertice di un triangolo con angolo al vertice di 45°). Il diffusore sinistro inizia a riprodurre un tono puro. Il volume diminuisce a sinistra e aumenta contemporaneamente a destra (in modo che la somma sia costante). Alla fine suona solo il diffusore destro. L’ascoltatore percepisce il suono ancora proveniente da sinistra.
Effetto Franssen 2
In un ambiente chiuso ci sono due altoparlanti in posizioni diverse. L’esperimento inizia con l’altoparlante 1 che emette un segnale sinusoidale che inizia passando immediatamente da 0 alla massima ampiezza. Questo altoparlante viene facilmente localizzato. Il segnale viene spostato lentamente dall’altoparlante 1 al 2 . Anche quando è solo l’altoparlante 2 a emettere l’ascoltatore continua a localizzare la sorgente nell’altoparlante 1 .
Questo effetto indica che la localizzazione della sorgente avviene sul il transitorio di attacco. In assenza di altri transitori l'apparati uditivo non ripete la localizzazione della sorgente.
Vedere: Localization of sound in rooms IV: The Franssen effect, The Franssen Effect
Slatky, Harald (1992): Algorithms for direction specific Processing of Sound Signals - the Realization of a binaural Cocktail-Party-Processor-System, Dissertation, Ruhr-University Bochum, chapter 8
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica
Da quanto letto sino a ora potrei dedurre che la presenza di distorsione "giusta" non è nociva in assoluto ma asseconda un effetto psicoacustico ben chiarito ed è perciò giustificato il suo gradimento da parte di molti.
Visto che con gli ampli valvolari è ben sperimentabile un certo effetto presenza, come se strumenti ed esecutori si materializzassero e acquisissero tridimensionalità e realismo, mi chiedo se vi sia una qualche correlazione tra la distorsione introdotta dagli ampli valvolari e l'ascolto dal vivo.
Visto che con gli ampli valvolari è ben sperimentabile un certo effetto presenza, come se strumenti ed esecutori si materializzassero e acquisissero tridimensionalità e realismo, mi chiedo se vi sia una qualche correlazione tra la distorsione introdotta dagli ampli valvolari e l'ascolto dal vivo.
In questo universo ogni oggetto ordinale o è una banana o non è una banana.
Ciao. Fabio
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica
L'effetto presenza potrebbe essere dovuto al fatto che la gamma media viene messa un po' in evidenza a causa del fattore di smorzamento (di solito basso) degli ampli a valvole.Ligo ha scritto:Da quanto letto sino a ora potrei dedurre che la presenza di distorsione "giusta" non è nociva in assoluto ma asseconda un effetto psicoacustico ben chiarito ed è perciò giustificato il suo gradimento da parte di molti.
Visto che con gli ampli valvolari è ben sperimentabile un certo effetto presenza, come se strumenti ed esecutori si materializzassero e acquisissero tridimensionalità e realismo, mi chiedo se vi sia una qualche correlazione tra la distorsione introdotta dagli ampli valvolari e l'ascolto dal vivo.
Quello che è sicuro è che dal vivo non c'è "distorsione" perché l'evento è quello che è (fosse anche una sega elettrica, un gesso che striscia sulla lavagna o una lametta su un vetro).
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