Seminario Virtuale di Psicoacustica: Localizzazione (cc)

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MarioBon
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Seminario Virtuale di Psicoacustica: Localizzazione (cc)

#1 Messaggio da MarioBon »

L'apparato uditivo ha la capacità di localizzare una sorgente sonora.
In questo caso "localizzare" significa "capire da che direzione proviene il suono".
Dato che questa operazione costa fatica, se la sorgente è visibile, la localizzazione viene fatta con la vista.
Come prima cosa, quindi, dobbiamo parlare della localizzazione quando la sergente non è visibile.
Ora dobbiamo distinguere la localizzazione di una sorgente che emette suoni continui (stazionari) o suoni transitori.
Lo spettro di un suono continuo è costante (nel senso che non cambia nel tempo).
In questo caso l'apparato uditivo ha due possibiità per localizzare la sorgente:

- valutare la differenza di fase del suono che raggiunge le due orecchie
- valutare la differenza di intensità del suono che raggiunge le due orecchie.
(l'orecchio più lontano riceve un suono più attenuato)

Le orecchie sono poste ai lati della testa ad una distanza (media) di circa 17 centimetri.
17 centimetri è la lunghezza d'onda a 2000 Hz circa.
Ne segue che, per frequenze molto basse, la differenza di fase è troppo piccola per essere valutata, a frequenze più alte la determinazione della differenza di fase diventa incerta (perché potrebbe essere un multiplo di 360°).
Per le frequenze alte (sopra 1000-2000 Hz) l'apparato uditivo, non potendo confidare sulla fase, si affida alla attenuazione con cui il suono si presenta alle due orecchie. Per frequenze tra 500 e 2000 Hz si affida alla differenza di fase, per frequenze inferiori a 500 Hz semplicemente non ha strumenti per effettuare la localizzazione.
Tutto ciò vale per suoni in regime stazionario (che in natura sono piuttosto rari).
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica: Localizzazio

#2 Messaggio da MarioBon »

Quindi l'apparato uditivo, per localizzare una sorgente, ha bisogno che ci sia un contenuto spettrale al di sopra dei 500 Hz.

Per i suoni transitori (che hanno un inizio e una fine) le cose vanno diversamente. Un transitorio, a differenza di un suono stazionario, presenta uno spettro più "largo" ed è probabile che siano presenti delle componeti spettrali a frequenza superiore a 500 Hz in particolare durante il transitorio di attacco. Quelle componenti spettrali consentono la localizzazione. Ricordiamo che l'apparato uditivo, nella membrana basilare, dispone di un analizzatore di spettro. Per fruttare a fondo le proprietà del transiente di attacco e per non essere "imbrogliato" dalle riflessioni, l'apparato uditivo esegue la localizzazione della sorgente entro i primi 2 millisecondi dall'inizio del transitorio.
Ogni attacco di un transitorio "attiva" il processo di localizzazione. Dato che la musica è costituita da una quantità di transitori che si sovrappongono l'un l'altro, l'apparato uditivo deve fare una gran fatica a ricalcolare continuamente la posizioni delle sorgenti virtuali.
Durante un concerto dal vivo, quando i musicisti sono visibili tutto questo lavoro non è necessario.
Durante la riproduzione musicale, quando dominano le sorgenti virtuali, tutto questo lavoro richiede fatica.
Se la posizione delle sorgenti virtuali non è stabile la quantità di lavoro che deve fare l'apparato uditivo aumenta ulteriormente.
Questo fenomeno, assieme ad altri, caratterizza la "naturalezza" dell'ascolto dal vivo rispetto all'ascolto della musica riprodotta e anche la qualità della riproduzione di certi sistemi rispetto ad altri.
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica: Localizzazio

#3 Messaggio da MarioBon »

Da quanto detto fin qui sembrerebbe che la localizzazione di una sorgente fosse possibile solo agli individui dotati di due orecchie "funzionanti".
Invece è risultato che, anche chi è sordo da un orecchio, riesce a localizzare i suoni. Ragionando per esclusione se ne deduce che anche il padiglione auricolare deve avere un ruolo non marginale nella localizzazione.
Sicuramente la forma del padiglione auricolare (che gli inglesi chiamano pinna) è essenziale nel riconoscimento dei suoni che vengono dall'alto, dal basso, di fronte o da dietro.

In letteratura sono riportati due esempi interessati:
All'interno di una camera anecoica è difficile stabilire se un suono proviene da davanti o dalle spalle (questo per ragioni di simmetria che in ambiente non anecoico non si verificano).
Nelle control room, dove la principale fonte di riflessioni è il banco del mixer, alcuni sentono i suoni provenire dall'alto e altri dal basso.
Questo ci ricorda che l'apparato uditivo non si è evoluto né in una control room e ancor meno in una camera anecoica ma quando l'uomo "razzolava nelle savane".
Per chi vive nella savana capire dove arriva il leone è fondamentale (infatti si deve iniziare a correre dalla parte opposta...).
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Re: Seminario Virtuale aperto di Psicoacustica: Localizzazio

#4 Messaggio da MarioBon »

L'altro fenomeno interessante che si affianca alla localizzazione (che riguarda la direzione di provenienza di un suono) è la valutazione della distanza della sorgente e della valutazione delle dimensioni dello spazio.
Queste due valutazioni vengono fatte esclusivamente sulla base delle esperienze pregresse. Per esempio possiamo capire se un ambiente è più o meno grande dalla riverberazione (o dalla eco).
Anche la distanza della sorgente avviene in base alla memoria.
Questa, per chi ascolta musica riprodotta, è una fortuna perché consente di "imbroglare" l'apparato uditivo aggiungendo della riverberazione che ci fa credere che i suoni siano riprodotti in ambienti più grandi di quello dove ci troviamo e che provengano da distanze diverse (ricreando la sensazione di "piani sonori" differenziati).
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