Da Le Scienza 21 dicembre 2017 - pubblicato su "Nature"
Applicando la terapia genica basata sulla tecnica di editing CRISPR, un gruppo di ricerca del Broad Institute guidato da David Liu è riuscito a fermare il processo degenerativo, causato da un difetto genetico, che inizia nell'infanzia e rende sordi entro pochi anni. Il riusultato è stato ottenuto sui topi e si spera che possa essere sperimentato presto anche su esseri umani.
I topi sono stati chiamati "topi di Beethoven" in onore del celebre compositore che perse l’udito intorno ai trent’anni di età.
Oggi Beethoven avrebbe una speranza....
- MarioBon
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Re: Oggi Beethoven avrebbe una speranza....
Non vorrei tagliare le gambe ad ogni speranza, ma purtroppo sono tante le terapie e i farmaci che funzionano sui topi ma che sugli uomini poi nisba.
- MarioBon
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Re: Oggi Beethoven avrebbe una speranza....
E' vero, l'uomo non è un "grosso topo" però tante ricerche fatte sui topi hanno dato risultati positivi. Sarei ottimista.
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Re: Oggi Beethoven avrebbe una speranza....
Considerando i danni che procurano e quelli che potrebbero fare , per i topi sperimenterei una bella cura "terminale".......
ovvio che i topi di cui si parla non sono quelle orrende bestie (pantegane) che qualche volta si vedono uscire dai tombini di Roma......
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Re: Oggi Beethoven avrebbe una speranza....
Mi sono sempre chiesto se una persona mediamente esperta di elettroacustica, come alcuni che qui scrivono, sarebbe in grado di tarare a se stessa un apparecchio acustico meglio o fornendo informazioni più esatte al tecnico delle varie Amplifon eccetera...
Ho seguito mia mamma nel processo (fallito) che avrebbe dovuto portare all'inserimento di una protesi acustica, e ho notato le similitudini con il nostro mondo dell'equalizzazione...di trent'anni fa.
Ho pensato che io al posto di mia madre magari avrei saputo indirizzare meglio le correzioni da apportare e riconoscere qualche errata regolazione.
Spero di non doverlo scoprire tra qualche anno, anche se temo che dato il mio hobby e il volume al quale ascolto, presto avrò a che fare con questo mondo, così vicino e così lontano dal nostro.
Ho seguito mia mamma nel processo (fallito) che avrebbe dovuto portare all'inserimento di una protesi acustica, e ho notato le similitudini con il nostro mondo dell'equalizzazione...di trent'anni fa.
Ho pensato che io al posto di mia madre magari avrei saputo indirizzare meglio le correzioni da apportare e riconoscere qualche errata regolazione.
Spero di non doverlo scoprire tra qualche anno, anche se temo che dato il mio hobby e il volume al quale ascolto, presto avrò a che fare con questo mondo, così vicino e così lontano dal nostro.
Ogni opinione espressa è mia personale e non rispecchia necessariamente quella delle aziende con le quali collaboro (Coral e Indiana Line). Tradotto: IMHO
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Re: Oggi Beethoven avrebbe una speranza....
Lo scopo degli apparecchi acustici è rendere il parlato intelligibile.
Questo può richiedere sia una amplificazione che una equalizzazione. Di solito l'equalizzazione riguarda la banda a partire da circa 4000 Hz che è quella che degrada con l'età. In presenza di acufeni o di altri problemi sono necessari interventi più specifici.
L'inserimento di un dispositivo acustico non è "automatico". Chi lo riceve si deve abituare.
In sostanza il nostro cervello, man mano che l'udito si deteriore, applica delle correzioni in particolare simula una amplificazione delle frequenze che sente di meno (questo giustifica il fatto che musicisti anziani presentano ancora una ottima capacità di distinguere il timbro).
Ne segue che, quando si inserisce un apparecchio acustico, questo dà fastidio perché si sovrappone ad un lavoro che il cervello sta già facendo (anche se in modo non sufficiente).
Ne segue quindi che questi apparecchietti devono essere utilizzati, inizialmente con una amplificazione molto bassa che va poi aumentata nel tempo finché il cervello non si è abituato.
E' fondamentale che chi deve usare l'apparecchio acustico sia istruito sul suo uso, sulla sua funzione e sui processi che il suo cervello deve fare per accettare questo apparecchio. In sostanza si deve promuovere la consapevolezza nell'utilizzatore in modo che non sia un "oggetto passivo" ma "soggetto attivo".
Ho sperimentato questo con mio suocero che ha rifiutato l'apparecchio acustico dicendo che gli dava fastidio.
Questo può richiedere sia una amplificazione che una equalizzazione. Di solito l'equalizzazione riguarda la banda a partire da circa 4000 Hz che è quella che degrada con l'età. In presenza di acufeni o di altri problemi sono necessari interventi più specifici.
L'inserimento di un dispositivo acustico non è "automatico". Chi lo riceve si deve abituare.
In sostanza il nostro cervello, man mano che l'udito si deteriore, applica delle correzioni in particolare simula una amplificazione delle frequenze che sente di meno (questo giustifica il fatto che musicisti anziani presentano ancora una ottima capacità di distinguere il timbro).
Ne segue che, quando si inserisce un apparecchio acustico, questo dà fastidio perché si sovrappone ad un lavoro che il cervello sta già facendo (anche se in modo non sufficiente).
Ne segue quindi che questi apparecchietti devono essere utilizzati, inizialmente con una amplificazione molto bassa che va poi aumentata nel tempo finché il cervello non si è abituato.
E' fondamentale che chi deve usare l'apparecchio acustico sia istruito sul suo uso, sulla sua funzione e sui processi che il suo cervello deve fare per accettare questo apparecchio. In sostanza si deve promuovere la consapevolezza nell'utilizzatore in modo che non sia un "oggetto passivo" ma "soggetto attivo".
Ho sperimentato questo con mio suocero che ha rifiutato l'apparecchio acustico dicendo che gli dava fastidio.
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Re: Oggi Beethoven avrebbe una speranza....
Mario , il tuo avatar è eloquente e simpatico. Alla bisogna , magari per "sentire" qualche voce molesta ma mandarle un eloquente "messaggio" , applichi le mani alle orecchie come parabole riceventi......
Dati gli ottimi prodotti che progetti ci senti benissimo , altrochè
Ciao
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- TomCapraro
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