Un poco di analisi di mercato

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Svarione
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Un poco di analisi di mercato

#1 Messaggio da Svarione »

Riporto un ragionamento di luca esse che troverete espresso nel contesto del tread sulle avantgarde trio nel forum libero.

“Il mercato dovrebbe selezionare i prodotti migliori, ma:
lo fa solo nella testa degli economisti, i mercati realmente concorrenziali ed efficienti sono rari;
lo farebbe se fosse chiara l'idea di prodotto, per me stiamo parlando di riprodurre musica, ma se si tratta di arredare il soggiorno ecco che le Avantgarde tornano ad avere una loro razionalità.

Il mercato dovrebbe fare selezione, vero; ma il mercato audio è malato!

Quello che leggi in questo forum ti sembra in contrasto con la realtà?
Distogli lo sguardo da Calabrese e da queste chiacchere. Fatti una bella carrellata mentale di quello che il mercato audiofilo ha proposto negli ultimi decenni. Quanti apparecchi tecnicamente improbabili hai visto passare? Quanti assolutamente banali resi costosissimi nelle parti meno rilevanti? (tipo i gira CD economici ricarrozzati, per dire) Quanti soldi buttati al solo fine di migliorare l'estetica, spesso con risultati pacchiani? Quanti frontali da 1cm o più? Quante casse costosissime con altoparlanti ridicoli?
Quando un mercato propone cavi da migliaia di euro con delle induttanze in serie non serve che qualcuno, magari Fabrizio Calabrese, magari più appasionati in un forum, gridi che il Re è nudo. Lo stato delle cose dovrebbe essere chiaro a chiunque.

Pare che invece molti siano ciechi, altri sono contenti della situazione per interesse.
Così la JBL dovrebbe avere la capacità di produrre diffusori molto migliori di quelli attuali, ma probabilmente non è in grado; specie dovendo impiegare trombe, che in ambito domestico sono state abbandonate secoli fa essendo molto più comodo vendere casse compatte. E se lo facesse non è detto che otterrebbe il giusto riconoscimento.

Klipsch ha appena rinnovato la mitica Klipschorn e lo ha fatto al risparmio. In pratica hanno campato di rendita per decenni e ora si aspettano che il loro prodotto venga recepito con ben poco spirito critico.
Se questa è la loro idea del mercato, possiamo pensare che investamo nello sviluppo di diffusori innovativi? Direi di no.

Capisco la perplessità di fronte a certe affermazioni drastiche , ma che il mercato audio sia malato non è possibile, è sicuro. Al massimo ci si può chiedere perché. Che cosa è andato storto?

Calabrese dice di aver lavorato sulle trombe per decenni e di essere tre passi avanti lo stato dell'arte; sarà vero o le spara grosse? Considera la quasi assoluta immobilità generale in questo campo, e l'affermazione è del tutto plausibile.

Poi non resta che andare a sentire con le proprie orecchie.”

“P.S. Avendo 100Keuro da spendere e il problema di arredare oltreche di ascoltare, ne metterei 25 in casse e 75 in un dipinto, godimento doppio. Oppure, a proposito di godimento.. 25K in casse e ... oh, ma sapete che ci sono un sacco di alternative più divertenti che 100K in diffusori!”

Mi è piaciuta l’analisi, e la conclusione, così mi voglio divertire anche io e per farlo partirei proprio dalle ultime parole di luca esse, cioė “ci sono un sacco di alternative più divertenti che 100.000 € in diffusori.”

In termini economici il problema è: quale mix di prodotti consumerà un eventuale appassionato di musica con 100.000€ a disposizione per divertirsi?

Beh tanti o pochi che siano, i tecnici sostengono che l’uomo in ogni dove parta dalla necessità di soddisfare i suoi bisogni a partire da quelli primari, sperando usi lo sciacquone, e arrivi alla realizzazione di se stesso, sperando di andare in paradiso.

Quindi tutto è destinato a finire sotto terra, in vario modo, e tempi diversi, la chiamano stitichezza, scioltina, puzzetta, corpo sciolto, concime, stallatico, cenere, a piacere.

Sembra però opinione condivisa che ci si diverta di più a fare le cose in modo più sofisticato, ma non è vero, è un inganno facilmente svelabile, ma ognuno ci deve arrivare per proprio conto, e il cammino è lungo, irto di ostacoli, generalmente i bisogni, mattino, mezzogiorno e sera.

Poi vengono le voglie, quindi la crescita demografica, e quando si è in più di due lo spazio diventa meno, il numero cresce esponenzialmente, si formano famiglie, gruppi, clan, tribù, paesi, nazioni, tutti con gli stessi bisogni, ma essendo le risorse quelle che sono, chi arriva prima le prende.

Già, poi quando le saccoccie di qualcuno ormai sono piene e le tue no e come gliele svuoti?

Con le mazzate, con le rapine, con le guerre, con il commercio, che sono tutte evoluzioni in periodi diversi della stessa esigenza di redistribuzione di risorse.

Io ti vendo a 100.000 euro quello che ti fa divertire, elegante, poi ne spendo a mia volta una parte per soddisfare i miei bisogni, altrimenti scusa ma non ti facevo divertire con qualcosa che pure mi costa, e il resto lo uso per divertirmi io, cioè riempire le tasche di chi a questo punto le ha più vuote di me.

Reitera il ciclo e arrivi che qualcuno si diverte con niente , ma ripeto non è detto si diverta meno di te o me, o gli altri n protagonisti degli scambi, e nemmeno si diverta con le stesse cose.

E per essere sicuro che il ciclo si perpetui a proprio vantaggio si usa tutto, psicologia, pubblicità, marketing, economia, codizionamenti, corruzione, pietà, calze a rete, alta deficenza, rapporto qualità ribrezzo, simpatia, .....

Nulla si può dire di più, sui soldi spesi in divertimenti

Sai che guaio?

Un economista avrebbe risposto dicendoti che il settore dei divertimenti e dei beni voluttuari sono distinti.

Che i beni voluttuari sono i primi a sentire la crisi, e gli ultimi a uscirne.

Che essendo la crisi più sentita nelle fasce di reddito più basse, le aziende che producono lusso la sentono meno.

Che il mercato seleziona e premia e funziona eccome, con lo stesso metro con cui penalizza.

Solo che la domanda di beni di lusso richiede produzioni di lusso, mentre quella di prodotti economici un bel paio di auricolari a 10 €.

Tu invece scrivi:

“Il mercato dovrebbe selezionare i prodotti migliori, ma:
lo fa solo nella testa degli economisti, i mercati realmente concorrenziali ed efficienti sono rari;
lo farebbe se fosse chiara l'idea di prodotto, per me stiamo parlando di riprodurre musica, ma se si tratta di arredare il soggiorno ecco che le Avantgarde tornano ad avere una loro razionalità.
Il mercato dovrebbe fare selezione, vero; ma il mercato audio è malato!”

No carissimo, il mercato non seleziona i prodotti migliori, nessun economista sostiene che tutti dobbiamo effettuare la scelta del prodotto migliore, manco si pone il problema.

Dice solo che il comportamento dei consumatori e di massimizzare il proprio benessere.
Che il regime in cui possono circolare i beni sono ben definibili, monopolio...libera concorrenza..
E che all’interno di ciascun regime si forma un mercato con un determinato prezzo di equlibrio cui corrisponde un livello di produzione diverso.

il mercato in regime si libera concorrenza è perciò formato dalla somma degli scambi avvenuti a prezzi sempre via via tendenti a quelli di equilbrio, in cui la domanda e l’offerta sono soddisfatte, e che porta i prezzi al livello dei costi marginali di produzione.

Cioè nessuno produce un ago se i prezzi sono inferiori al costo marginale di produzione di quell’ago aggiuntivo..

Insomma il mercato regola le quantità prodotte e i prezzi di scambio in base a quanti produttori ci sono di quel bene, cioè al regime di circolazioni delle merci, a patto che il consumatore persegua il proprio benessere altrimenti non vi è nessuna legge di mercato, devi studiare la psicologia, non l’economia.

Definizione neutra, conseguenza matematica, dimostrabile e dimostrata, nella cosidetta economia del benessere.

Ma il mercato di ogni prodotto in che regime di circolazione delle merci opera?

Duopolio?
Monopolio?
Oligopolio?
Libera concorrenza?
Eh dipende, i produttori cercano il monopolio, bel regime sai, pensa che per riuscirci qualcuno cerca di fare il lavaggio del cervello, io ho i diffusori migliori, eccola là dove mira il tuo capo, nessuno li sa fare e io non lo dico, et voilà, gli altri sbagliano a fare perchė non tengono conto, le soluzioni di chiomenti aloia sono sbagliate, ( mira agli ampli in corrente che arrivano) io sono l’unico che metto il tweeter nel ...ok!!???
Chiaro che anche un duopolio va bene, specie se entri per secondo nel mercato, i miei diffusori suonano simili a quelli di avantgarde, beh esteticamente no, però li paghi meno...
Un oligopolio già viene male, i miei diffusori suonano come le klipschorn, già i prezzi sono scesi troppo.
La libera concorrenza poi assolutamente da evitare, meglio comperare le indiana line 550, nemmeno il modello superiore, finamai che ti accontenti di due dipoli magneplanar o delle cornwall, o delle harbeth monitor....

Capisci in termini economici cosa vuol dire ora? Mercato libero, libera concorrenza sono cose diverse.
Ma lascia stare.
Ciascuno cerca di differenziare il proprio prodotto per fruire di un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza, marchio, pubblicità, brevetti, made in usa, italian style, Tractix, fatto a mano, limited edition, ok?

Ma inevitabilmente quello che fai viene imitato dagli altri, eccetto per il tuo capo che ama il duopolio, e odia gli autocostruttori, e quindi entrerebbero nel mercato nuovi protagonisti, i prezzi si abbassano, i margini diminuiscono, ma non arrivano ai costi marginali, quello è il limite teorico in regime di perfetta libera concorrenza.

Spero di avervi chiarito, se avete osservazioni e se posso aiutarvi lo faccio volentieri.

Veniamo ora all’idea di prodotto, che per te sarebbe riprodurre musica, e questo esclude avantgarde, che peraltro come mobile di arredamento potrebbe avere una sua razionalità.

Il mercato della riproduzione musicale casalinga parte dalle cuffiette e arriva all’infinito, ciascun consumatore sceglie ottimizzando il proprio benessere.
Questo lo fa sulla base dello spazio che ha a disposizione, dell’età che ha, del budget, del gusto, dell’arredamento, della stanza come è fatta, dei vicini che ha, del contesto in cui suona, degli orari che ascolta, del tempo che ha da dedicare all’ascolto, della musica che ascolta, dell’ampli che ha....
Poi quale sia quello che sceglie lo si vede dai dati di vendita, dalle ricerche di mercato, e del futur non vi è certezza.
Eccetto che per il tuo capo che ha fatto 250 impianti ed eccetto i dieci si e no dichiarati in quanto in aree pubbliche non si conosce gli altri 200 e rotti dove siano finiti.
Adesso esco, proseguirò.
Svarione
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Re: Un poco di analisi di mercato

#2 Messaggio da Svarione »

Comunque questo consumatore di diffusori inconsapevolmente contribuisce alla determinazione del prezzo di vendita di quella avantgarde etc., tramite le sue scelte ovvio, se nessuno la comprasse i prezzi degli esemplari fatti scenderebbero poi sparirebbe l’azienda stessa o si riposizionerebbe con prodotti più vendibili.

Non necessariamente migliori vedi, la klipsch con le khorh e la scala stava fallendo, si salvò con le heresy, e vende in tutto il mondo, e pure con una gamma ampia, solo così le khorn costano 16000€ in italia , le la scala otto...ma attenzione che i prezzi del listino italiano sono diversi da quelli degli altri paesi.....e li si apre il discorso che ciascun mercato nazionale ha le proprie caratteristiche, la propria competitività, le proprie posizioni dominanti, la sua storia, i suoi canali di vendita, poi ci sono i dazi, il trasporto, le tasse diverse....e che ciascuna azienda ha un proprio mercato interno, e poi un differente orizzonte, non pensare che i russi siano gli americani o i giapponesi.

Discorso interessantissimo, un forumista, che saluto, marcello croce potrebbe dire meglio di me, e lo inviterei a scrivere volentieri, di quà o di là.

Comunque L’autocostruttore ha un mercato diverso, canali di vendita diversi, prodotto diverso, su misura, offre cose che il mercato non da, non può dare, e l’appassionato compra in effetti prodotto diverso, amatoriale, e che poi alla rivendita sarà fuori mercato, inrivendibile. Ok?
L’autocostruttore produce con amore, con cura, non industrialmente, lo vende a un appassionato, che si presuppone voglia qualcosa di preciso, abbia le idee chiare, chessò un cassone dal suono pacioso, e non c’è sul mercato, che faccio? Lo commissiono.
ma quello che compro non è rivendibile facilmente, non ha mercato, ha solo me come compratore, lo rivendi sovente al prezzo dei componenti o alla metã degli stessi.

Luca procede con questa osservazione

“Quello che leggi in questo forum ti sembra in contrasto con la realtà?
Distogli lo sguardo da Calabrese e da queste chiacchere. Fatti una bella carrellata mentale di quello che il mercato audiofilo ha proposto negli ultimi decenni. Quanti apparecchi tecnicamente improbabili hai visto passare? Quanti assolutamente banali resi costosissimi nelle parti meno rilevanti? (tipo i gira CD economici ricarrozzati, per dire) Quanti soldi buttati al solo fine di migliorare l'estetica, spesso con risultati pacchiani? Quanti frontali da 1cm o più? Quante casse costosissime con altoparlanti ridicoli?
Quando un mercato propone cavi da migliaia di euro con delle induttanze in serie non serve che qualcuno, magari Fabrizio Calabrese, magari più appasionati in un forum, gridi che il Re è nudo. Lo stato delle cose dovrebbe essere chiaro a chiunque”

Il mercato è l’incontro della domanda con l’offerta, esiste offerta se non vi è domanda?
No non può esistere
Esiste domanda che non possa essere soddisfatta?
Quelli si attrezzano sai, se vuoi un diffusore in oro massiccio c’è, pagato non da me.
Però cosa succede, che se devono farne uno per uno sceicco, lo fanno a mano, se diventano cento si organizzano la produzione, se poi ogni un anno la cosa si ripete entra un altro produttore e se si espande il mercato ai vip di tutto il mondo avremo diffusori in oro massiccio in casa di migliaia persone.
Suonano meglio?
Tu stai scrivendo da una tastiera qwerty, è la migliore? Sbagli, è il mercato che la domanda, tu e io e miliardi di persone.
Ci sono state mode, falsi miti, che poi ritornano, o viceversa spariscono, lo puoi definire un mercato malato perchè i consumatori che alimentano la domanda di queste cose sono malati?
No sono sanissimi, lo vogliono e lo comprano, talvolta smettono di comperare chessò gli ampli a valvole, c’è il suo perchè, e comprano fetecchiosi transistors c’è il suo perchè, giradischi, trombe, tutte cose già viste.
La domanda e l’offerta carissimo, il mercato è libero, facciamo le nostre scelte, sei un consumatore soddisfatto?
Bene le ripeterai, non lo sei più? Rivolgerai l’attenzione ad altro.
Esperienza del consumatore, e concorrenza, aggiustano tutto alla lunga.

Mmhhh il pianeta no. :mrgreen: ma anche questo è un altro discorso che non ti fanno.

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“Pare che invece molti siano ciechi, altri sono contenti della situazione per interesse.
Così la JBL dovrebbe avere la capacità di produrre diffusori molto migliori di quelli attuali, ma probabilmente non è in grado; specie dovendo impiegare trombe, che in ambito domestico sono state abbandonate secoli fa essendo molto più comodo vendere casse compatte. E se lo facesse non è detto che otterrebbe il giusto riconoscimento. “

Mah, tutto stà in quanto tu ti liberi la mente dalla pubblicità che subisci, dai condizionamenti.

Vedi se una fabbrica dismette una linea di produzione è perchè è ferma due giorni su tre.
Se un negoziante del resto non ordina alla fabbrica è perchè non riesce a trovare clienti a cui rivendere.

Prendiamo un autocostruttore, lui produce su commissione ricordi?
Ecco a lui basta farne uno ed è a posto per sei mesi, capisci?

Tutto asettico, non ti introduco il concetto di quale autocostruttore ti rivolga, o delle politiche commerciali, o delle sue capacità, e delle sue tecniche di vendita.
Ognuno usa le sue.
Ma nel mercato se dovesse esserci richiesta l’industria arriva e i fullhorn te li piazzano in negozio.
E la richiesta arriva dal mondo, non dall’italia, il punto è che ora è una vendita di piccoli numeri, soddisfatta da produttori artigianali o poco più che appassionati, e klipsch ha reimmesso in produzione le fortè, e non escludere che jbl resti a guardare, aspetta che cresca la domanda.
L’autocostruttore è border line, un semplice outsider, quando ritorneranno le belleklipsh, i paragon, le electrovoice....poi ne parliamo eh.
Non è che è molto più comodo vendere casse compatte, è molto scomodo non vendere i cassoni e dover pagare fornitori e banche e operai, all’autocostruttore interessa 0.
lui aspetta la commissione, ti chiede l’acconto, si fa arrivare i materiali, poi va dal falegname con il progetto, magari sempre lo stesso, nel qual caso i materiali li fa arrivare dal falegname una telefonata e quando arrivano tempo del falegname ha tutto fatto.

Capisci la differenza?

Continua perchè il tuo post è veramente didattico, mi piacerebbe sentire la tua opinione.
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mario061
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Re: Un poco di analisi di mercato

#3 Messaggio da mario061 »

Svarione, secondo me un autocostruttore, definibile tale, non vende niente. Se vende quello che fa a terzi, non è un autocostruttore, ma è un cantinaro ( se vende in nero ), o un piccolo artigiano (se paga le tasse)

Un autocostruttore costruisce per se, per divertirsi a fare qualcosa, non è in competizione con nessuno e fa quello che riesce a fare senza patemi di arrivare chissà dove.

Il vantaggio di un autocostruttore è che, nel caso di casse acustiche, può scegliere altoparlanti di ottimo livello qualitativo, cosa che nei diffusori commerciali si cominciano a vedere quando le cifre sono veramente importanti. E può crearsi qualcosa che ben si adatta al proprio ambiente senza doversi preoccupare di costruire qualcosa che vada bene un pò dappertutto.

Io sono distante anni luce da certe convinzioni che hanno altri del mio hobby, ma se sono convinti che non sia così evidentemente è perchè dalle loro parti ci sono personaggi che si definiscono autocostruttori ma in realtà sono commercianti.
Svarione
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Re: Un poco di analisi di mercato

#4 Messaggio da Svarione »

Scrive luca
“Definire Calabrese il "mio capo" non ha alcun senso. Scrivo quello che penso; spesso in sintonia con Forum-Libero per la ragione più ovvia: lo frequento perché ne condivido l'impostazione di base. Diversamente non ci passerei del tempo.”

Scusa, non volevo offenderti.

Svarione dice:
Comunque L’autocostruttore ha un mercato diverso, canali di vendita diversi, prodotto diverso, su misura, offre cose che il mercato non da, non può dare etc. etc.
Luca risponde
“Ci tengo:
l'autocostruttore costruisce per sé, non vende, non ha un mercato, non ha canali di vendita”

Mario la pensa come te luca, ma io ho seri dubbi

Secondo me confondiamo l’hobbista con l’autocostruttore.

Io mi faccio un impianto, me lo faccio da solo, assemblandolo o non, ma non con lo scopo di rivenderlo, lo posso anche rivendere, come qualsiasi oggetto di mia proprietà, ma lo scopo non è quello, il prezzo eventuale è di realizzo, sono un hobbista, lo faccio per passione, non per attività, nella vita faccio altro, non importa quanto bravo sia nel mio hobby.

Io viceversa quando faccio della costruzione di sistemi hifi la mia attività, allora preordino tutto alla vendita, se non ho altri che il sottoscritto, il capitale investito non è rilevante, e l’aspetto che prevale della mia attività è la mia persona, il mio genio, non sono manco un impresa, sono un autocostruttore, ditta individuale con partita iva..

se viceversa assumo un progettista e due segretarie, un magazziniere, con due che assemblano, metto una linea, prendo un piccolo capannoncino a lato della casa, allora non sono un autocostruttore, col piffero, non è più una ditta individuale, quella è già una piccola impresa.

L’hobby non è un lavoro.

L’autocostruzione si.

Se voi vi definite autocostruttori dilettanti, hobbistici della domenica ci sta, ma poi dove li mettete gli impianti?
Se li vendete non siete più hobbisti.

l’alta fedeltà è nata da autocostruttori, è a loro che si deve la sua esistenza, se fossero restati hobbisti ciao,è lo sviluppo della loro attività di autocostruttori, in forma di piccole ditte individuali che produce imprese, che poi sono i nomi che conosciamo, quando muore burmester l’impresa continua, quando muore klipsch pure.....quando muore l’autocostruttore finisce, perche l’attività era identificabile con la persona.

Il piccolo costruttore in termini economici non esiste.
Esiste la piccola media e grande impresa, in funzione dei numeri di dipendenti.


”Diversamente è un piccolo costruttore che evade il fisco. Purtroppo gli appassionati italiani (forse non solo loro) sono sempre pronti a foraggiare produttori fungo e arrangioni vari, riducendo il mercato per gli operatori veri. Farsi fare un impianto da Calabrese, o da Chiomenti (che tu citi, ed è un esempio pertinente) presuppone logiche commerciali diversissime dal prodotto industriale, ma costoro non sono in alcun modo assimilabili ad autocostruttori! Sulla rivendibilità di questi prodotti mi sono già espresso, ma mi sento di escludere che sia un problema se non nel caso di doversene sbarazzare rapidamente. Direi che l'acquirente tipo che si rivolge a Fabrizio o a Luca difficilmente intende rivedersi tutto dopo sei mesi...“

Allora, luca, io vado a casa di mario che fra l’altro deve fare il pranzo di pasqua fra un po, se la mogliettona sta bene, e le faccio i miei auguri, e trovo un impianto, una bella famiglia, e poi in garage un panchetto con pochi attrezzi, mi fa vedere un po di riviste hifi, ci sentiamo un disco, andiamo a fare un giro in moto e ciao ciao.
Hobbista, appassionato più di me e più capace.

Vai da fc, ti aspetti di incontrare due segretarie? Un paio di dipendenti? Una linea di qualsivoglia produzione spenta o accesa? Non è un imprenditore, ascolti subito un monovia, poi ti fai un cacio, quindi se ti piace il monovia ti farà ascoltare l’oleandro, ok? Ti piace ? Lo vuoi?
Se non è un impresa, cosa è ?? ha la partita iva ? Autocostruttore.

Il mercato suo è semplice lavora su committenza, molti autocostruttori lavorano così, ma non tutti, i requisiti te li ho detti, ci sono imprese che lavorano così.
I suoi prodotti sono in commercio in negozio? No? Tipico degli autocostruttori, mercato diversoooo, diverso canale di vendita.
Svarione
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Re: Un poco di analisi di mercato

#5 Messaggio da Svarione »

“Il consumatore che strapaga certa roba fa molto di più che determinarne il prezzo: concorre a strutturare tutta l'offerta in una determinata maniera, risorse che potevano premiare produzioni interessanti vengono spostate verso dei giocattoloni di stralusso. “

No, stai mischiando, ancora.

Le risorse sono i capitali, nessuno mette soldi senza profittto, la produzione interessante è quella con il più alto ritorno sul capitale investito, il resto è pubblicità , lavaggio del cervello, minchiat@.
Quando il mercato diventa maturo, si sposta la produzione, si riposiziona ll’azienda, si fa qualcosa di diverso.

“Dici: è il mercato. Ma il consumatore che scambia lo spreco di materiali per qualità ha un comportamento razionale? Evidentemente no. Quello che sostiene la qualità sonora delle sue casse, ma è in malafede e sa benissimo che le ha prese solo per l'estetica, ha un comportamento razionale? Forse si, ma diffonde informazioni distorte. E quello che i minimonitor sono il top assoluto, le casse grosse piene di difetti, quando in realtà semplicemente non ha spazio chi è? Un consumatore informato e razionale? Anche quando lo convincono che buttando alcune migliaia di euro per un impianto senza bassi o senza potenza?

Se non c'è cultura e consapevolezza il mercato va in vacca, le scelte d'acquisto son fatte a membro, e me la saluti la "sovranità del consumatore"!!!“

Non funziona così, metti giù una teoria dello sviluppo basata sulla cultura e sulla consapevolezza e ti accorgi che i paesi più arretrati sono quelli con i più alti tassi di crescita.
La cultura e la consapevolezza stanno in giro passeggiando, la fame li fa lavorare.
Senti ho idea che sia tardi, continueremo.
Svarione
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Re: Un poco di analisi di mercato

#6 Messaggio da Svarione »

due punti.

Sostenere che le spese in burmester e prodotti che non piacciono o non suonano bene quanto altri e siano soldi buttati, in termini audiofili ci sta.

Non vedo problema, lo sentite voi? No.
Lo avete preso rivendetelo.

Sostenere che ciò sia uno spreco di risorse, o una distorsione del mercato no.

Almeno quanto sostenere che sia uno spreco di risorse comperare un fh di fc

È errato.

Burmester, mchintosh, e compagnia bella danno da lavorare a chi spazzola il frontalino in alluminio, e a tutti coloro che forano, lucidano, avvitano, imballano, trasportano, progettano, e vengono perciò pagati ed questo denaro è quello che fa girare altre fabbriche, altre economie familiari, il profitto reinvestito ne fa girare ancora, i soldi in banca ancora.
Non importa che suoni bene o male, che il frontalino sia bello o brutto, non importa alla società, non importa all’economia.

Fc nel suo piccolo fa girare l’economia dei suoi fornitori, se vende e quando vende, quando fa perizie no.solo del suo commercialista.

Le spese voluttuarie, i beni di lusso, il turista, aumentano il pil, fan girare l’economia, persino i risparmi eccetto una percentuale necessaria ai prelievi, vengono reimmessi nel sistema economico, non sono risorse sprecate.

Voluttuario il fh di fc, voluttuario le mie heresy.

E non produce alcun danno collaterale vendendo ad alto prezzo, ne fc ne chiunque, assolutamente, anzi facilita il lavoro e l’entrata sul mercato di altri produttori, i quali si confronteranno sul mercato con più ampi margini di guadagno, se fossero capaci di produrli, e di venderli.

È esattamente il contrario di quello che pensano nel forum libero, bisogna avere non sostenere di avere un prodotto succedaneo alle burmester, alle opera, alle klipsch, e dalle foto non appare ci sia un fc all’altezza.

Ma un prodotto succedaneo vuol dire che possa assolvere ugualmente la sua funzione, e soddisfare rocco, e anche essere sullo stesso mercato.
Sulla funzione anche le heresy.
soddisfare rocco ne heresy ne tantomeno fc con la pezzuola e il legno senza vernice
sullo stesso mercato nemmeno perchè fc non è nei negozi, ne in fiera.

Avantgarde klipsch sonus faber, fanno prezzi alti? Suonano male?
Avantiiiii, avete trovato l’oro, ma dovete estrarlo.

Io pure so dove è, mi devo spezzare la schiena e un massaggio mi costa 40€, stare a mollo e all’umido mi ammala e devo curarmi, medicine, raffreddori, artriti, reumatismi, code al cup,e visite in ospedale, e non è finita devo prendere la macchina tutti i giorni e fare 150 km, pagare l’autostrada, credete perchè non lo vado a prendere di corsa?
Perchè non conviene.
E perchè pochi ci vanno, perchè lo fanno per hobby, non per lavoro, non è redditizio.

E fc fa lo stesso, un hobbista, si diverte da dietro la tastiera, a tempo perso.
Il suo lavoro è altro, perizie.
quanto oro estrae dal suo hobby?
Diventa casuale, ma se rivende due paia di monovia, diventa autocostruttore.

Sarà stato un buon hobbista, o è già diventato un autocostruttore, non so, in assenza di qualcuno che le abbia che non si è ancora manifestato, stiamo supponendo, non si diventa autocostruttori vantando di essere in grado di produrre, meglio o peggio di altri, e nemmeno usando partita iva, e nemmeno facendo vedere sale di regia o disco.
Qui stiamo parlando di autocostruttore di prodotti hifi destinati all’uso casalingo.

Uno che lavora tutto il giorno dietro i suoi prodotti, uno che non fa il giornalista, o perizie in tribunale, uno che preordina tutta la sua attività alla produzione.

Mi spiace in termini tecnici fc è un hobbista evoluto, potenziale autocostruttore di audio casalingo qualora sti impianti, sono duecento dice, vengano fuori.

Fino ad allora l’attività di fc è altra, e non è quella che attiene al mondo hifi casalingo.
Svarione
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Re: Un poco di analisi di mercato

#7 Messaggio da Svarione »

Luca dice

“Comunque questa affermazione di Svarione è sacrosanta: un ottimo prodotto può non vendere e il successo può essere ottenuto con un prodotto mediocre: il mercato seleziona semplicemente ciò che funziona commercialmente. Siamo d'accordo.
Il problema è proprio questo: quello che funziona commercialmente, è una buona scelta per ascoltare musica?”

il mercato della fiat panda, che è un indubbio successo commerciale, resta il mercato delle utilitarie.
Sarà auto, ma utilitaria resta, capiamoci, non è una vw golf, altro indubbio successo commerciale, ma in un altro segmento.
Il mercato decreta il successo di queste due auto, e di altre, e decreta il “fallimento “delle loro concorrenti ma del rispettivo segmento di appartenenza.
Il mercato auto è suddiviso in segmenti, fasce.cui corrispondono clientele diverse.

Per una facile comprensione delle dinamiche e della logica del marcato audio suggerirei di fare altrettanto.


Anche se capisco che ê dura di rendersi conto di avere una panda o una golf e di trovarsi in autostrada con rolls e aston martin, possiamo solo aggrapparci alle eventuali difficoltà nella guida, nei parcheggi, o nel pagare la benzina dei proprietari di questi mezzi.

Mi spiace, le burmester, le magico, le wilson, le avantgarde, le vox olympian e de agostino e tutti i top di gamma sono fascia premium, hanno clientela premium.

Il livello da venti trenta anni a questa parte si è alzato, non è colpa mia, individuata la domanda di lusso alcuni produttori la soddisfano, è un loro diritto, e pure non si può obiettare ai loro clienti del perchè non scelgano wilson piuttosto che burmester, non riesco proprio, sono prodotti che ascolto se mi capita, come se fermo al semaforo mi si accosta una lambo, io guido una polo, al meglio che posso e ognuno si arrangi.

luca dice
”La mia risposta è: NO, spessissimo il prodotto lussuoso di successo è un pessimo affare per l'acquirente. Ovviamente se della musica vi frega poco il discorso può cambiare, ma a noi interessano apparecchi per goderci musica, di quelli vogliamo discutere.“


Pienamente d’accordo, e a quello dovreste limitarvi, ma non ne avete e quei pochi che avete non lo fate.


Conta le pagine in cui avete presentato il monovia, oleandro, poliedro, squillo di tromba, mostro, e resto che manca, in dieci anni.
Guarda i dati dichiarati, i componenti usati, il peso, la finitura base di consegna, Il prezzo, e le misure in ambiente, possibilmente delle foto.
Poi cercale in anecoica ste misure, possibilmente un set di misure non farebbe male visto che il produttore si vanta di saperle fare e di essere un professionista.
Poi cerca una recensione del produttore che non ricordo il nome in cui descriva il suono e le differenze all’ascolto dei vari modelli.

Poi ti fai un copia incolla e dimmi se arrivi dopo 289 e più pagine di forum a mettere insieme qualcosa.

prosegue luca

” Quelli che si presentano come oggetti da sogno, dichiarano meraviglie sonore, e si rivalono banalità semplicemente imbellettate, vogliamo riconoscerli e metterli al bando. Non li vogliamo e non vogliamo che ci si prenda in giro. Per noi sono un tentativo di truffa!“

Ma la caccia alle streghe e la santa inquisizione è appunto ciò che avete fatto, l’abbiamo capito tutti.


Al di là della conversazione il vero problema è un altro, che ritorno economico ha un atteggiamento come quello tenuto in dieci anni da fc?

Secondo me nessuno, una pura rivalsa nei confronti di sgarbi o presunti tali, o porte chiuse alle proposte fatte.

Per le riviste, giornalisti e chi era presente, l’odio sarà scaturito dal mostro che mi pare di aver letto non ha ricevuto quella risonanza lui si aspettava, ma che comunque poi le riviste cause varie fra cui la mancanza di progettisti e apporti di spessore, chiudono o languono.

Per le disco e gli studi di regia, l’odio proverrà, dice lui, dai fonici che si prendevano mazzette, e dall’ambiente non trasparente, la minor qualità delle soluzioni alternative alle sue ha portato al crollo dei budget e del costo di noleggio sale,

Per le grandi istallazioni, sale pci dc, palaeur, stadi, dall’arrivo di soluzioni peggio sonanti ma che poi hanno portato al collasso del mercato, rovinando società di noleggio e il mercato stesso.

Per i forum l’odio deriva dalla manifesta incompetenza degli appassionati, dagli operatori traffichini, e dice lui dai produttori pataccari, e dal mancato nominarlo accostato ad avantgarde.

Cercare di sistemare un groviglio di relazioni sociali di questo tipo, cui nel tempo si sono aggiunti incompatibilità con gli autocostruttori hobbisti che gli parassitano pure i progetti, incomprensioni lessicali, vari casi, focal, elitigi diffusi con appassionati, tecnici, progetttisti, è impossibile.

Come attore del mercato audio ha dato, in tempi passati, ma ora non si capisce che voglia fare se il consulente, il politico,il perito, il progettista, il negoziante, l’autocostruttore, il professionista, l’audiotecnico, l’opinionista, il giornalista, dovete portar pazienza ma l’economia e le mie conoscenze sono limitate.
Svarione
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Re: Un poco di analisi di mercato

#8 Messaggio da Svarione »

Mooolto più interessante sarebbe invece avere i dati di vendita degli ultimi 5 anni nel settore audio casalingo dei diffusori suddivisi per efficienza, bassa media alta altissima.

Il numero di nuovi produttori.

I dati di vendita suddivisi per quote di mercato dei vari operatori, e disaggregati per modello.

Il fatturato dei 10 negozi top vendite in italia, la loro dispersione geografica, e che quota sul totale vendite hanno.

I marchi trattati dai top ten.

Insomma si potrebbe arrivare a scoprire che in italia da anni va di moda l’alta efficienza, che stranamente i diffusori più venduti sono quelli o gli altri, i modelli più venduti, il totale venduto, cose così insomma.
Svarione
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Re: Un poco di analisi di mercato

#9 Messaggio da Svarione »

Le dinamiche di mercato sono una cosa che mi interessano, ma fateci caso interessano tutti, forse a troppi, ogni operatore agisce in modo poco trasparente, presupponendo gli altri siano peggio, gli unici dati esistenti sono quelli dei beni registrati, grazie li abbiamo perchè sono pubbliche le immatricolazioni, o in casi speciali, ma a parte pochi eccezioni chi produce tace, andate in tutti i settori, prendete riviste, e cavate ben poco.

Quanti rolex vengono prodotti all’anno?
Quali sono i modelli più prodotti?
Su che mercati?
Quali sono i dati degli ultimi tre anni?

Sarebbe interessante confrontare con altri marchi, chessò, omega, patek philippe, vacheron.

Utopia.

Comunque il mercato hifi ha una sua evoluzione, comune anche ad altri, per cui via via nel tempo l’offerta si è articolata coprendo pressochè ogni tipo di domanda, dall’impiantino che comunque soddisfa i requisiti di riproduzione hifi fino all’impiantone fuori serie, che assolve anche altre esigenze.

A questo si è arrivati gradualmente, sono occorsi decenni dall’invenzione dello stereo, per arrivare ad avere un sistema industrializzabile e acquistabile come una tv, passeggiando per negozi.

Bisognava creare il prodotto, il mercato, la domanda. e i presupposti di diffusione vi erano, anzi l’occasione di un mercato nuovo fu colta al volo da chi potè avere un mercato interno più ampio, maggior domanda potenziale, e più ricco, poi si espanse nei mercati limitrofi, e via via ...

Il sistema stereo nacque così in uk, prima dell’ultima guerra, si diffuse in ogni paese, ma ovviamente furono gli stati uniti che poterono avvantaggiarsene, erano la potenza industriale emergente, ma ben presto finì per essere venduta e prodotta anche in altri paesi, non appena ripresisi dalla guerra.

L’hifi inglese si rivolgeva al suo mercato, che era snob, quello americano più scanzonato, sboccato, e quando arrivarono in italia noi si era già in ritardo anche lì di un decennio, forse più, un ventennio, sia industrialmente, che come consapevolezza del consumatore, e logicamente tutti trovarono acqua bassa.

finì presto per essere prodotta in italia, galactron, rota, etc, divulgata tramite riviste, presentata in fiere, venduta nei negozi di elettrodomestici, era per lo più un prodotto importato, prodotta in altri paesi, e prodotta ormai dove costava meno a loro a questo punto.
Noi stavamo iniziando appena la produzione locale che gli stati uniti andavano nella cina degli anni 70, che allora si chiamava giappone, a produrre.

Certo che chi avesse potuto vedere l’america del dopoguerra, vedeva un altro mondo, era come essere proiettati in un futuro, ma erano pochissime le persone che l’avevano vista ,metà anni 70 in un liceo? forse 2 o 3.
E in assenza del web ci si arrangiava appunto leggendo pagine di suono, poi di stereoplay, e si imparava così grazie a chi vi scriveva non solo come funzionasse il sistema, le caratteristiche peculiari per fare un acquisto, ma anche, quali fossero i prodotti, a cosa servissero, come usarli, le riviste si moltiplicavano con contenuti sempre meno professionali a mio avviso, io leggevo anche stereoplay, ma suono era la mia preferita, la ritenevo più ostica, ma più seria.

Chiaro che nei negozi di elettrodomestici trovare tannoy, klipsch, mcintosh, quad, accuphase, e compagnia bella era difficile, molto più facile trovare una fascia media, o medio bassa, pioneer, technics, akai, ma si attrezzavano e capitava di entrare in salette separate dal rumoraccio dei clienti di tv e di tutto il resto, dove poter ascoltare, vedere, toccare i sogni senza aspettare la fiera, certo i prodotti erano allineati come soldatini, il punto d’ascolto un concetto strano, si stava in piedi, i ronzii di rete un must.

Chi è nato dal 1980 in poi comperava il motorino e si affacciò al mondo adulto, già quando era scomparso il giradischi, era arrivato il cd player, il pc si stava diffondendo con il web, arrivava il telefonino poi diventato smartphone, il peer to peer, poi l’ipod, i negozi di hifi erano già nati e avevano sottratto a quelli degli elettrodomestici tutti i prodotti non consumer, quelli di dischi erano spariti, i registratori spariti, era l’epoca dei masterizzatori, del turismo di massa.

Ma dal 70 al finire degli anni 80 il mercato hifi è stata una gallina dalle uova d’oro, ma non solo quello, tutti si sono avvantaggiati di questa difficoltà ad accedere all’informazione, di questi mercati poco efficienti, di un europa senza moneta unica, tutti eccetto gli appassionati, noi.

Eh noi più che studiare e leggere quel che c’era allora, in pratica ricopiature a quattro mani e citazioni di lavori altrui, con eccezionale, provata per voi ....riportate in riviste infarcite di pubblicità, con prove di prodotti di “tecnici” fatti di misure di quell’epoca, senza pc, cosa volevate facessimo.

Non è che si potesse andare molto più in là di una biblioteca pubblica, o di una rivista francese, tedesca, il nostro orizzonte era quello.

Chi ha potuto, i pochi, e che avevano studiato elettrotecnica negli anni 40 se potevano hanno dato, noi come spugne abbiamo assorbito, e poi con l’informazione raccolta e i soldini ci siamo addentrati in acquisti avventurosi, una girandola di sostituzioni, e poi da risostituire per obsolescenza tecnica in due, tre anni, e alcuni standard non sfondarono per questo, seppur migliori.

Era un periodo di novità, annunciate poi magari disattese, ma comunque molto frizzante.

a noi andava bene eravamo tutti amici, e molti, solidali, giovani e meno giovani ci si aiutava, si invitava ad ascoltare, si andava ad ascoltare impianti, e la curiosità, la passione, l’entusiasmo era molto, magneplanar, phase linear, ar, bose, allison, mcintosh, era bello.

Andava meglio ai distributori, ai grossisti, ai negozianti, ai giornalisti, si sono create posizioni dominanti, sacche di inefficienza, passaggi di mano ingiustificati, prezzi gonfiati, listini folli, montagne di recensioni inutili ai fini di discriminare la scelta dei prodotti, impianti ascoltati male, o comperati sulla carta, mai ascoltati, venduti per il marchio, ma a noi andava bene, non che non si avesse conoscenza, solo che la presa di coscienza era diluita nel tempo, tutto andava lento, piano, e faceva comodo agli operatori, quelli tiravano alla pensione e ai profitti.

Ricordo le discussioni su bass reflex o sp, poi arrivarono gli isodinamici e gli elettrostatici, ma delle trombe pochino, dell’alta efficenza pochissimo, eravamo i giostrai, alla fine arrivarono gli ascoltoni, i pipistrelli, opinionisti degli acquisti.

Eppure i fh suonavano, oggi lo sapete, oggi apprezzate i valvolari, l’alta efficenza, ma le riviste di allora ignorarono bellamente questi prodotti, li massacravano evidenziando distorsioni e misure che avevano radici nel loro cervello più che negli ascolti, ma non avevano senso commerciale, in quel momento no.

E infatti alla fine quello che fu tralasciato per fare hifi di massa tornò presto a galla, quando fece comodo agli operatori ovvio, quando le valvole tornarono ad essere disponibili a dei prezzi umani per progettare senza usare i transistor, quando il mercato era saturo di sistemi, cioè tutti con lo stereo, quando il web permetteva di non comperare le riviste, ma quando oramai solo klipsch e gli autocostruttori erano rimasti.

Ai giradischi andò diversamente, loro poverini erano nati con il cric e croc, e morirono con il silenzio digitale, certo erano già in casa per suonare i dischi, e li sono rimasti, gli hanno fatto il funerale senza che noi li seppellissimo.
Solo che il digitale veicolandosi a costo zero, ha affossato i registratori, ma ha anche cambiato il mercato vero, non quello hifi, quello audio, quello dove le major, gli artisti, le case discografiche, le royalties spostano miliardi.
E questi conflitti di interessi, uniti all’indubbia convenienza ad avere un prodotto in più in negozio, li ha recuperati a nuova gloria.

Pensate che negli anni 80 stax proponeva elettrostatici da 70 db di efficienza, magneplanar non molto oltre, oggi sanders, magneplanar, soundlab non so stax, sarebbero l’alta efficenza di 50 anni fa rispetto ad ar e rogers...ovvio.
Di tecnologia ne è passata eh, e noi appassionati oggi abbiamo ampli da migliaia di watt, persino di centinaia a valvole.
( c’erano anche prima stazioni radio) e andiamo a inseguire l’alta efficienza quella vera, certo.

Spennare i polli, ma a noi quegli stessi che vi sostengono questo, ci hanno fatto comperare scatolette quando c’erano i fh, poi sostituire ampli con rottami pesantemente controreazionati, con tritim perfette, e trascurare prodotti ben sonanti, per poi ritornare in altra veste a farti cambiare ancora, e ancora.

Iniziò così infatti, meglio o peggio, si rivendeva, si cambiava e tutti felici, fintanto che arrivato il web il mercato si è aggiustato, i prezzi sono calati, poi con il mercato unico e la globalizzazione è finita la bazza dell’adeguamento trimestrale dei listini, altro spennamento dei polli che avveniva così, o compri oggi, o domani aumenta di prezzo, devo guardare, e aumentavano davvero.

Quello era il periodo del pollo, quando i prodotti costavano quasi la metà in svizzera, germania, america, quando minacciavano di non far valere la garanzia internazionale per disincentivare gli appassionati, e difendere i profitti e i passamani di un numero di operatori lungo, troppo lungo.

chi è nato nel 2000 vede sale che sono trattate acusticamente, prodotti da fantascienza, e pensa sono pazzi, no, oppure è una truffa, no.

È la naturale evoluzione di un mercato di beni voluttuari, di nicchia per giunta, è il lusso.

Chi ti vende più il corrispondente di un marantz 1060, o poi un nad 3020, o un paio di ar6 .....facendoti accomodare in una saletta costata 90.000€?

Ma se già non lo facevano in una stanza di un negozio di elettrodomestici, e se ti andava bene stavi in piedi, e dovevi aspettare 20 minuti che arrivasse qualcuno, oggi pure ti metti in poltrona e ti mangi le caramelle, con il conforto di un addetto, che dovrai ascoltare?
Che dovrai comperare? Che cosa bisogna produrre?
Rega brio? Pochino.

Di certo non hifi consumer, di certo non budget, e financo vedo nei corridoi, appoggiati in religioso silenzio, martin logan, klimo, ....e allora di che mercato vogliono parlare quando entri lì?
D’agostino, magico, wilson, burmester, tannoy, avantgarde

Sono già oltre i leben, i mcintosh e klipsh, se li trovate sono ormai diventati in certi negozi vendite spot, rapide, voglio le sf, voglio le magneplanar, 10 minuti and go.

A me spiace perchè sono appassionato, ma anche colpa nostra è:

Non perchè abbiamo contribuito comperando prodotti strapagandoli, a me piacevano pure le electa amator, anche se presi le concertino, no, è che quando i negozi hanno mutato clientela diventando quel che sono bisognava entrarci e dire io voglio ascoltare altro, non come tanti beoti restare ad ascoltare le magico, le avantgarde, fargli tirare fuori ed ascoltare quello che interessava, e se non c’era cambiare negozio.

Inutile, andare a togliersi le curiosità, cosa volete entrare in un negozio a sedervi su ferrari, e rolls?
Ma nemmeno mercedes e bmw, la seconda volta rompiamo.

Finiti i bei tempi, finiti i giorni in cui il massimo era terreno, oggi il mercato è maturo, l’asticella si è alzata, un autocostruttore da 10000€ a 25 000€ in su secondo finitura, a me fa ridere.
Interessa poco oltretutto , mi faccio un impianto intero con quei soldi in negozio.
Ma è ovvio che io non sono un cliente per questo mercato.

A me piace sentire prima di comperare, e questo non è facile già in negozio, poi mi piace farmi i miei ascolti e confronti, e quindi già li l’autocostruttore mi fa simpatia e lo stimo per le sue capacità, le sue realizzazioni, ma vende un prodotto rivolto ad altri, che oltretutto devono avere idee molto chiare di ciò che vogliono, e rassegnarsi a tenerlo o a svenderlo.

Se poi entro in un negozio vi confesso che ho smesso, ma comunque quando ho proprio interesse lo faccio, beh, quello che sento non mi piace, anche gli appassionati sono cambiati, arroganti, supponenti, ossequiati per entrare in una girandola, tronfi di sicurezze, mi danno fastidio, inutile, e quindi io prenoto la saletta, organizzo la visita, ascolto, se mi piace compro e in venti minuti massimo trenta sono in macchina col giochino.

Cosa volete, saranno il risultato delle riviste e dei forum di oggi, del mondo che è cambiato, dello stress.

Quando vado negli hotel fieristici, è una comica, devo aver incrociato anche bon, il suo stand non era male, sapete quanto ci sono stato, trenta secondi, quindici per acchiappare il suono, quindici per uscire, si sarà domandato chi è quello li? Abbiamo incrociato gli sguardi.
Era svarione.
Non era male l’impianto che suonava, peraltro un po meglio ma come altri, sempre se era lui, perchè io non vado ad ascoltare questo o quello in hotel, se mi interessa qualcosa deve stupirmi, e dopo anni ciò non avviene in fiera causa gente, rumori, vociii, musiche inconsulte, e altro.

Bel problema per i giovani, e per chi vuole almeno ogni dieci anni farsi un aggiornamento, bel problema per le aziende che vogliono vendere.
Svarione
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Re: Un poco di analisi di mercato

#10 Messaggio da Svarione »

Intanto con luca dialoghiamo. grazie:

“Che un costruttore si organizzi come impresa individuale (e verosimilmente si appoggi ad altri per alcune lavorazioni), come piccola azienda artigianale, come meglio gli pare, dal mio punto di vista non è rilevante. E' un operatore del settore, lavora con modalità corrette, tutto bene. Che investa direttamente in un reparto falegnameria o che alimenti un'attività esterna a me interessa poco, e non credo cambi molto dal punto di vista dell'attività economica complessiva.“

Allora per evitare inutili discorsi, Fc non è un costruttore, nè un artigiano, ne un hobbista.
È un progettista in campo audio, nemmeno hifi, qualcosa che include l’hifi.
Tu gli commissioni un progetto di qualcosa che ti serve, lui te lo fa, e poi lo fa eseguire, organizza la produzione e te la consegna.
Un architetto dell’audio ok?
A me dal mio punto di vista per quel che riguarda i suoi progetti di diffusori, e solo di quelli parlo, dalle rare foto non ho visto prodotti all’altezza di un paio di avantgarde o di vox olympian, (cessaro non ne ho mai visti), ma li accosto a un paio di klipsch in kit, quelle senza finitura, o quelle nere.
Altro non vedo,mi sembrano prototipi!!!
Ho visto foto di lavori più belli suoi, la sala di regia, la disco, ok, ma altro contesto, quanto costerà un suo diffusore finito come un klipschorn se gia questi fh vengono 25000€ non lo so.
Ma ripeto è un problema della committenza sua, non mio, e ne tu ne io abbiamo mai sentito i fh di fc,
Per cui parlare per deduzione non mi va, se tu hai fiducia in lui e quello che dice valle a sentire, poi fai tu se ti soddisfa.

qui riprendo un mio post che sembra oggetto di incomprensione:

Luca dice

“Il consumatore che strapaga certa roba fa molto di più che determinarne il prezzo: concorre a strutturare tutta l'offerta in una determinata maniera, risorse che potevano premiare produzioni interessanti vengono spostate verso dei giocattoloni di stralusso. “

No, stai mischiando, ancora.

(Se scrivi che “il consumatore strapagando concorre a strutturare l’offerta in una determinata maniera “io penso tu ti riferisca ai produttori, sono loro l’offerta, e se poi parli di “risorse che potevano premiare produzioni interessanti che invece vengono spostate verso giocattoloni” io penso che stai parlando di risorse a disposizione dei produttori che vengano spostate.
Allora i fattori di produzione sono il capitale e il lavoro, scelgo perciò la prima e ti rispondo.)


Le risorse sono i capitali, nessuno mette soldi senza profitto, la produzione interessante è quella con il più alto ritorno sul capitale investito, il resto è pubblicità , lavaggio del cervello, minchiat@.
Quando il mercato diventa maturo, si sposta la produzione, si riposiziona l’azienda, si fa qualcosa di diverso.

lui obietta

"Il termine risorsa non ha necessariamente l'accezione che stai usando, ha una gamma di significati molto ampia. Il senso della mia frase non è equivocabile: per risorse intendo soldi che gli appassionati spendono nell'acquisto di apparecchi hi-fi. se parli di investimenti cambi il punto di vista completamente. Se vuoi sono due fasi dello stesso processo, ma stai confondendo le acque. "

non confondo le acque, ma la risposta resta la stessa, i teoremi che fissano il prezzo di equilibrio in qualsiasi regime sono indipendenti dal consumatore che strapaga, anzi se tu li conoscessi partono proprio da li, una ragnatela...va beh lascia stare, fidati o googla meglio
aggiunge:

"Confermo la mia idea: se la massa "compera male" (permettimi questa espressione, almeno rende l'idea) al PIL gli frega niente, sempre beni venduti sono, ma all'appassionato che non trova offerta di apparecchi decenti un po' di differenza la fa di certo! Non è poi un'ipotesi stravagante: un po' di tempo fa un amico mi ha chiesto a chi rivolgersi per sostituire il suo vetusto stereo, nessuna velleità audiofila. Posso assicurarti che mi ha messo in difficoltà. Invece mi avesse chiesto dove comprare una "sound bar" (orribile!!!) o un ampli dal costo di un'automobile (ma che siamo matti??) l'avrei indirizzato opportunamente senza alcuno sforzo. Non è paradossale? Puoi rispondere di no, ma sempre un mercato bacato e di escremento rimane!"

dal mio punto di vista ma vedo anche dal tuo visto che non le possiedi, già solo chiedere 10000 euri per un monovia è il costo di un'auto, vatti a scorrere che golf prendi con 25000 euro.
si proprio mercato bacato e di escremento,


luca si lamenta di una citazione a sproposito, vediamo:

“Svarione sai benissimo che un mercato funziona (cioè produce un'allocazione delle risorse tale da massimizzare l'utilità dei consumatori) se vengono rispettate alcune condizioni. Tra queste, assunto che tutti gli attori abbiano comportamenti razionali (ho sempre pensato che si tratti di fantascienza), fondamentale è la disponibilità di informazioni corrette ed esaustive. “

Riscritto in termini che svarione sa benissimo, se permetti, diventa che l’economia si studia partendo dal presupposto che ciascun consumatore persegua il proprio benessere.
È un ipotesi, razionale, ma che rispetta l’idea che due fragole siano meglio di una, che non vuoi morire di fame e che le compri per mangiarle, se hai fame..
Che se compri un paio di scarpe sceglierai quella che ti soddisfa di più, sarai tu che ci metti il tuo piede che decidi quali comperare, tu, tu, tu, la somma dei tu darà in determinati ipotesi di circolazioni delle merci dei risultati diversi.

Il mercato funziona benissimo in tutte le ipotesi, e in ciascun regime, anche di monopolio, il consumatore continuerà a ricercare il suo benessere, e i comportamenti sono razionali, nessuno produce un ago se non gli conviene, o lo compra.


La condizione di disponibilità di informazioni corrette ed esaustive la metti tu, solo tu, non la teoria economica, non c’è, nell’economia classica, nella economia del benessere, non c’è, i comportamenti consapevoli e razionali sono quelli che non agiscono sotto lavaggio di cervello, altrimenti bisogna che studi psicologia, che non è il mio ramo, ne quello degli economisti classici, si parte solo dalle ipotesi che ti ho enunciato, il resto lo scrivi tu.


aggiunge

“Il mercato HI-fi è trasparente? Il consumatore può avere tutte le informazioni per una scelta razionale? Io sono convinto di NO! Quindi, anche alla lunga, non si aggiusta nulla. Ho già citato Galbraith, sai cosa ne pensa del "lungo periodo".

Lo dici tu, tutto si aggiusta secondo le regole proprie del regime in cui circolano le merci, ma a livelli di prezzo e quantità prodotte ovviamente diverse, tutto qua, il che significa con profitti diversi.
Salvo sempre che le scelte degli operatori siano irrazionali, fc fa tutto per ripicca, ergo si taglia i cogli*ni perchè ha litigato con la moglie, o gli acquisti non perseguano il benessere proprio, ergo siamo tutti in preda a lavaggio del cervello, cosa che andrebbe anche dibattuta, chissà se farebbe lo stesso se fosse lui il monopolista, te lo dico o è meglio di no, meglio di no che è meglio.


aggiungevi

“Dici: è il mercato. Ma il consumatore che scambia lo spreco di materiali per qualità ha un comportamento razionale? Evidentemente no. Quello che sostiene la qualità sonora delle sue casse, ma è in malafede e sa benissimo che le ha prese solo per l'estetica, ha un comportamento razionale? Forse si, ma diffonde informazioni distorte. E quello che i minimonitor sono il top assoluto, le casse grosse piene di difetti, quando in realtà semplicemente non ha spazio chi è? Un consumatore informato e razionale? Anche quando lo convincono che buttando alcune migliaia di euro per un impianto senza bassi o senza potenza?

Se non c'è cultura e consapevolezza il mercato va in vacca, le scelte d'acquisto son fatte a membro, e me la saluti la "sovranità del consumatore"!!!“
io rispondevo
Non funziona così, metti giù una teoria dello sviluppo basata sulla cultura e sulla consapevolezza e ti accorgi che i paesi più arretrati sono quelli con i più alti tassi di crescita.
La cultura e la consapevolezza stanno in giro passeggiando, la fame li fa lavorare.

a te non va bene e rispondi

“Nuovamente mi citi ma parli d'altro. In economia si assume che il mercato generi benessere dal punto di vista della collettività se sono soddisfatte alcune condizioni, ne accennavo nel mio post, il concetto di "sovranità del consumatore" è cruciale. Se non c'è corretta informazione non c'è un funzionamento corretto del mercato, non è questione di gusti, è proprio che il consumatore, quali che siano le sue preferenze, ottiene un'utilità inferiore. Chi fosse incuriosito, ma non capisce di che parlo, googleggi un po': altrimenti devo trasformare 'sto post in un un mattone illeggibile! La crescita di paesi in via di sviluppo non c'entra assolutamente nulla con il mio discorso”

il tuo modello di economia è custom carissimo, nessun economista sostiene quello che dici, usi termini impropri.

cosa vuol dire che il mercato genera benessere dal punto di vista della collettività, cosa è la collettività, che razza di società è, esistono produttori e consumatori, il mercato è il luogo dove avvengono gli scambi, o guadagnano gli uni o gli altri, o un mix , dove sta la collettività?
leggi troppi giornali.
poi ti inventi pure le condizioni?
il sovrano consumatore è il concetto cruciale?'?
mah senti, credo che devi cambiare ricerche in google, mi puoi dare un link di dove hai trovato sta teoria per favore? che magari è cambiata l'economia? sono curioso

non vorrei che è sovrano se fa le scelte che vuoi te, o che capisci tu, il che è lo stesso
e ottimizzi l'utilità dei consumatori grazie alla corretta informazione che decidi tu, senza la quale ottiene un utilità inferiore.



Allora, io non parlo di altro, ti ho dato la risposta, se non capisci dopo tutta la mia fatica, credimi è perché tu non vuoi capire, tu vuoi convincere che è diverso, non usare l'economia per questo, grazie.

ciao
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