è una idea interessante
la proverò .... per quanto miscelare i guadagni .... sia una iniziativa sempre da verificare .... posso scriverlo ? .... .... all'ascolto
questo schema , abbinato ad un buon rarissimo ottimo pre ad impostazione simile .... tutto a fet duali ! ! .... e tutto DC , ma a bassa controreazione , offre un risultato di rilievo
non ho mai pensato di ridurre i guadagni anche perchè il finale è perfettamente stabile in qualsiasi situazione , anche limite : tra i morsetti di uscita un condensatore di 330 picofarad nemmeno lo sente , poco differente da uno 0,47 micro , test ben più facile
lo schema è la base di Goldmund , Spectral .... questo non ha l'emitter .... e Norma , ovviamente rivisti ed ammodernati e liberi da limitazioni da ufficio commerciale od estetici .... come layout ....
...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
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Re: ...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
Ultima modifica di mariorossi186 il 20/06/2019, 21:34, modificato 1 volta in totale.
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Re: ...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
Ti serve un Oculista...MarioBon ha scritto:
a me sembrano tre ma non voglio aver ragione per forza. Ci vedo pure poco e posso anche sbagliare. Quindi il 2 è un follower come buffer verso il 3.
Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità.
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Re: ...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
ad un'occhiata rapida possono sembrare 3 differenziali
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Re: ...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
Da quando mi hanno operato di cataratta vedo come un'aquila da lontano ma da vicino dovrei usare un paio di occhiali diversi per ogni cosa che faccio (specie per leggere). Non vedo le scritte piccole.TeoMarini ha scritto:...Ti serve un Oculista...
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Re: ...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
https://www.zeiss.it/vision-care/esplor ... tondo.html
https://www.albanesi.it/benessere/lenti-multifocali.htm
https://www.zeiss.it/vision-care/esplor ... tondo.htmlMarioBon ha scritto:Da quando mi hanno operato di cataratta vedo come un'aquila da lontano ma da vicino dovrei usare un paio di occhiali diversi per ogni cosa che faccio (specie per leggere). Non vedo le scritte piccole.TeoMarini ha scritto:...Ti serve un Oculista...
https://www.albanesi.it/benessere/lenti-multifocali.htm
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Re: ...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
quindi mi sembra di capire che l'eventualità di backemf sia difficile da prevedere o limitare se non azzerare con un semplice circuitino in aggiunta ?
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Re: ...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
Personalmente la vedo così: terrei separati
- l'effetto del carico reattivo che produce uno scambio di potenza (reattiva) tra carico e amplificatore,
- la tensone che appare ai morsetti dell'amplificatore quando una forza esterna muove il diaframma (effetto microfonoco) e che può essere correlato non correlata con il segnale da amplificare.
L'effetto del carico reattivo, se è noto, può essere gestito in modo che l'amplificatore lo piloti perfettamente (i metodi sono in letteratura e riguardano il carico puramente capacitivo e puramente induttivo, si possono modificare anche per carichi misti). Dal momento che ogni diffusore ha impedenza diversa, si preferisce far assomigliare l'amplificatore, per quanto possibile, ad un generatore ideale di tensione (con fattore di smorzamento infinito). In questo caso la tensione all'uscita dell'amplificatore è indipendente dal carico e qualsiasi cosa succeda all'uscita dell'amplificatore non ne modifica il funzionamento.
L'effetto microfonico si può misurare:
- si prende il diffusore destro (per esempio) lo si stacca dall'amplificatore e lo si collega all'ingresso di un oscilloscopio (o analizzatore di spettro).
- si fa suonare solo di diffusore sinistro.
- per effetto microfonico l'oscilloscopio mostra un segnale
- più i diffusori sono vicini, più il segnale è ampio.
Quel segnale è la backEMF (in questa specifica situazione) perchè l'altoparlante sta funzionando praticamente a circuito aperto. Se poi muovi il diaframma con la mano l'oscilloscopio ti mostra pure quello.
Ma quella che vedi all'oscilloscopio non è ancora la tensione che vedrebbe l'amplificatore perchè la sua resistenza interna non è infinita. Per sapere cosa vede l'amplificaatore si devono chiudere i morsetti del diffusore destro su un resistore di valore pari alla impedenza interna dell'amplificatore e prendere la tensione ai capi di questo resistore. La tensione diventa molto più piccola (e non è difficile calcolare anche la corrente).
Ora sai quanta tensione e quanta corrente arriva all'uscita dell'ampli (per effetto microfonico nel tuo ambiente). La retroazione (se c'è) deve correggere questa roba. Dato che siamo in banda audio e che il segnale è modesto viene corretto senza tanti patemi. La cosa importante è che l'amplificatore possa erogare corrente in sovraabbondanza. Con gliamplificatori audio ilproblema è sempre la corrente disponibile e lo slew rate.
Quindi questa cosa della BackEMF è un po' sopravvalutata. Essendo un fenomeno circondato da un alone di mistero ha una certa presa sul pubblico. Il vero problema è il pilotaggio dei carichi reattivi che provoca la degenerazione della retta di carico e la possibilità di saturare a tensioni ben più basse della massima tensione di uscita.
Se un amplificatore pilota correttamente i carichi reattivi della BackEMF se ne fa un baffo.
Le cose secondo me stanno così, le misure da fare sono semplici e chi vuole può provare.
E' chiaro ed evidente che, se prendi un amplificatore da 800 watt e gli chiedi di erogarne 100 o 200, non ci saranno problemi sui carichi reattivi e tanto meno di BackEMF. Se poi vuoi anche che suoni bene gli togli le protezioni.
- l'effetto del carico reattivo che produce uno scambio di potenza (reattiva) tra carico e amplificatore,
- la tensone che appare ai morsetti dell'amplificatore quando una forza esterna muove il diaframma (effetto microfonoco) e che può essere correlato non correlata con il segnale da amplificare.
L'effetto del carico reattivo, se è noto, può essere gestito in modo che l'amplificatore lo piloti perfettamente (i metodi sono in letteratura e riguardano il carico puramente capacitivo e puramente induttivo, si possono modificare anche per carichi misti). Dal momento che ogni diffusore ha impedenza diversa, si preferisce far assomigliare l'amplificatore, per quanto possibile, ad un generatore ideale di tensione (con fattore di smorzamento infinito). In questo caso la tensione all'uscita dell'amplificatore è indipendente dal carico e qualsiasi cosa succeda all'uscita dell'amplificatore non ne modifica il funzionamento.
L'effetto microfonico si può misurare:
- si prende il diffusore destro (per esempio) lo si stacca dall'amplificatore e lo si collega all'ingresso di un oscilloscopio (o analizzatore di spettro).
- si fa suonare solo di diffusore sinistro.
- per effetto microfonico l'oscilloscopio mostra un segnale
- più i diffusori sono vicini, più il segnale è ampio.
Quel segnale è la backEMF (in questa specifica situazione) perchè l'altoparlante sta funzionando praticamente a circuito aperto. Se poi muovi il diaframma con la mano l'oscilloscopio ti mostra pure quello.
Ma quella che vedi all'oscilloscopio non è ancora la tensione che vedrebbe l'amplificatore perchè la sua resistenza interna non è infinita. Per sapere cosa vede l'amplificaatore si devono chiudere i morsetti del diffusore destro su un resistore di valore pari alla impedenza interna dell'amplificatore e prendere la tensione ai capi di questo resistore. La tensione diventa molto più piccola (e non è difficile calcolare anche la corrente).
Ora sai quanta tensione e quanta corrente arriva all'uscita dell'ampli (per effetto microfonico nel tuo ambiente). La retroazione (se c'è) deve correggere questa roba. Dato che siamo in banda audio e che il segnale è modesto viene corretto senza tanti patemi. La cosa importante è che l'amplificatore possa erogare corrente in sovraabbondanza. Con gliamplificatori audio ilproblema è sempre la corrente disponibile e lo slew rate.
Quindi questa cosa della BackEMF è un po' sopravvalutata. Essendo un fenomeno circondato da un alone di mistero ha una certa presa sul pubblico. Il vero problema è il pilotaggio dei carichi reattivi che provoca la degenerazione della retta di carico e la possibilità di saturare a tensioni ben più basse della massima tensione di uscita.
Se un amplificatore pilota correttamente i carichi reattivi della BackEMF se ne fa un baffo.
Le cose secondo me stanno così, le misure da fare sono semplici e chi vuole può provare.
E' chiaro ed evidente che, se prendi un amplificatore da 800 watt e gli chiedi di erogarne 100 o 200, non ci saranno problemi sui carichi reattivi e tanto meno di BackEMF. Se poi vuoi anche che suoni bene gli togli le protezioni.
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Re: ...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
okay, ringrazio
già lo pensavo , ma ho conferma che la .... mia locomotiva .... bella controreazionata ! .... sia già di suo respingente a questo problem che anch'io ritengo sopravvalutato
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Re: ...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
Perfetto ....Mario nel caso in cui il finale non si comporta come un generatore di tensione (ideale) ma come un generatore di corrente ,la resistenza interna risulta decisamente alta ,a tuo avviso in questa condizione la BackEMF assume una valenza maggiore ?MarioBon ha scritto:Personalmente la vedo così: terrei separati
- l'effetto del carico reattivo che produce uno scambio di potenza (reattiva) tra carico e amplificatore,
- la tensone che appare ai morsetti dell'amplificatore quando una forza esterna muove il diaframma (effetto microfonoco) e che può essere correlato non correlata con il segnale da amplificare.
L'effetto del carico reattivo, se è noto, può essere gestito in modo che l'amplificatore lo piloti perfettamente (i metodi sono in letteratura e riguardano il carico puramente capacitivo e puramente induttivo, si possono modificare anche per carichi misti). Dal momento che ogni diffusore ha impedenza diversa, si preferisce far assomigliare l'amplificatore, per quanto possibile, ad un generatore ideale di tensione (con fattore di smorzamento infinito). In questo caso la tensione all'uscita dell'amplificatore è indipendente dal carico e qualsiasi cosa succeda all'uscita dell'amplificatore non ne modifica il funzionamento.
L'effetto microfonico si può misurare:
- si prende il diffusore destro (per esempio) lo si stacca dall'amplificatore e lo si collega all'ingresso di un oscilloscopio (o analizzatore di spettro).
- si fa suonare solo di diffusore sinistro.
- per effetto microfonico l'oscilloscopio mostra un segnale
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Quel segnale è la backEMF (in questa specifica situazione) perchè l'altoparlante sta funzionando praticamente a circuito aperto. Se poi muovi il diaframma con la mano l'oscilloscopio ti mostra pure quello.
Ma quella che vedi all'oscilloscopio non è ancora la tensione che vedrebbe l'amplificatore perchè la sua resistenza interna non è infinita. Per sapere cosa vede l'amplificaatore si devono chiudere i morsetti del diffusore destro su un resistore di valore pari alla impedenza interna dell'amplificatore e prendere la tensione ai capi di questo resistore. La tensione diventa molto più piccola (e non è difficile calcolare anche la corrente).
Ora sai quanta tensione e quanta corrente arriva all'uscita dell'ampli (per effetto microfonico nel tuo ambiente). La retroazione (se c'è) deve correggere questa roba. Dato che siamo in banda audio e che il segnale è modesto viene corretto senza tanti patemi. La cosa importante è che l'amplificatore possa erogare corrente in sovraabbondanza. Con gliamplificatori audio ilproblema è sempre la corrente disponibile e lo slew rate.
Quindi questa cosa della BackEMF è un po' sopravvalutata. Essendo un fenomeno circondato da un alone di mistero ha una certa presa sul pubblico. Il vero problema è il pilotaggio dei carichi reattivi che provoca la degenerazione della retta di carico e la possibilità di saturare a tensioni ben più basse della massima tensione di uscita.
Se un amplificatore pilota correttamente i carichi reattivi della BackEMF se ne fa un baffo.
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E' chiaro ed evidente che, se prendi un amplificatore da 800 watt e gli chiedi di erogarne 100 o 200, non ci saranno problemi sui carichi reattivi e tanto meno di BackEMF. Se poi vuoi anche che suoni bene gli togli le protezioni.
Anni fa provai a quantificare la BackEMF con un woofer a doppia bobina oppure due stessi woofer montati una sopra l'altro ,uno collegata al finale e l'altro con una resistenza in parallelo molto bassa (appunto per ricreare la condizione della resistenza interna al finale ),invece dell'ascilloscopio ho preferito entrare nella scheda audio per acquisire ,in questo modo si ha la possibilita' valutare molto meglio l'andamento del livello del segnale (picco iniziale seguito dalle correnti di ritorno ) ancora meglio e utile acquisire in traccia stereo usando un canale come riferimento .
Diciamo un falso problema la dove un finale si comporta come un generatore in tensione (per quanto possibile tendente all'ideale),invece il vero problema "il carico" ,putroppo non sempre resistivo .....
Comunque ammesso la corrente di ritorno assume valori importanti ,anche in assenza del FB sull'anello totale la stessa corrente non rimane comunque presente nella stessa bobina ,alterando lo smorzamento ?
Salvatore Micale
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Re: ...la backEMF prodotta da un woofer "grande"...
Se l'altoparlante è pilotato da un generatore di corrente ideale è, a tutti gli effetti, a "circuito aperto" (chiuso su una impedenza infinita) quindi la backEMF non produce alcuna corrente. La tensione ai capi dell'altoparlante (la BackEMF) non può produrre alcun danno per definizione.
Infatti un generatore ideale di corrente eroga corrente indipendentemente dalla tensione presente ai suo capi. I generatori di corrente reali hanno impedenza di uscita alta ma finita ed escursione di tensione finita quindi non sono esenti da problemi.
Credo questo risponda aanche alla seconda domanda.
Infatti un generatore ideale di corrente eroga corrente indipendentemente dalla tensione presente ai suo capi. I generatori di corrente reali hanno impedenza di uscita alta ma finita ed escursione di tensione finita quindi non sono esenti da problemi.
Credo questo risponda aanche alla seconda domanda.
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