Bisogna considerare la combinazione di almeno tre fattori:rollo ha scritto:cosa cambia in pratica con un cavo molto grosso e uno molto fine ( per estremizzare ), cioè come varia il suono in particolare i bassi al variare della resistenza del cavo ?
in teoria almeno. grazie.
- il fattore di smorzamento dell'amplificatore in funzione della frequenza
- l'impedenza del diffusore in funzione della frequenza
- la componente resistiva del cavo, induttanza e capacità parassite.
Poi si dovrebbe considerare anche il margine di fase dell'ampliifcatore (molti anni fa SUONO provò un amplificatore Naim che entrò in oscillazione su carico capacitivo).
Una B&W di solito presenta un minimo di impedenza (anche meno di 3 ohm) in gamma mediobassa quindi con un cavo "sottile" si sentono meno mediobassi.
Una Thiel di solito ha il minimo sulla parte alta quindi restano attenuati gli acuti.
Con un elettrostatico le cose cambiano ancora.
Ci sono poi diffusori (Klipsch) che presentano una fase elettrica particolarmente tormentata e "suonano meglio" con dei cavi più resistivi (sottili). In realtà è l'amplifictore che suona meglio ma poco importa ai fini del risultato.
Va da sè che se un amplificatore a valvole presenta una resistenza di uscita di 1 ohm (fattore di smorzamento = 8) aggiungere un decimo di ohm di cavo non può fare una differenza drammatica.
Se ci fosse una unica risposta valida in generale avremmo finito di discutere.
Un cavo, da solo, non suona. Al massimo ci stendi la biancheria. Comincia a suonare quando è collegato tra l'amplificatore e le casse. Bisogna valutare un cavo nel contesto in cui è inserito.
Peter Walker diceva che un cavo si sente quando è molto lungo e/o molto sottile. Nella maggioranza dei casi, mediamente, è così. Ma i casi singoli non fanno statistica.