Non è tanto questione di dati (i problemi di microfonicità si risolvono abbastanza facilmente) quanto di disegnare lo schema equivalente di un altoparlante collegato all'amplificatore e calcolare tensioni e correnti. Le analogie elettro-meccaniche "funzionano" molto bene.Alessandro Cioni ha scritto:Certo. Non c'è dubbio. Questo è il fenomeno assimilabile alla microfonicità. Non c'è bisogno di fare con la mano i 10Hz, è sufficiente parlare, e il woofer trasdurrà la nostra voce inviando il relativo segnale elettrico all'ampli, mentre questo è impegnato a farci ascoltare la musica.MarioBon ha scritto: Ora supponiamo che l'amplificatore produca un tono a 1000Hz mentre tu con la mano muovi il diaframma a una frequenza di 10Hz. Adesso la tensione generata dall'altoparlante a 10 Hz produce una corrente che viene iniettata nell'uscita dell'amplificatore.
Io in realtà, sostengo e sto cercando di spiegare che anche in una camera perfettamente anecoica e con ascoltatori silenziosi, un woofer rimanda un segnale di feedback all'ampli, semplicemente perché questo gli chiede di trasdurre un segnale complesso come la musica.
La maggior parte degli appassionati danno per scontato che nel magnetodinamico il segnale sonoro segua il segnale elettrico, magari solo con un semplice sfasamento, un ritardo.
Questo NON E' VERO.
Il woofer si "arrangia", si "arrabbatta", insomma fa quello che riesce a fare, e più aumentiamo l'ampiezza di banda riprodotta, più aumentiamo il livello del segnale e la sua complessità , più lui "strilla".
Strilla nel senso che si autoeccita, omettendo di trasdurre il segnale in tutti i suoi meandri, e deformando tutte le frequenze superiori a quella più bassa del suo range operativo.
Questa energia "spuria", viene in parte emessa in avanti e ascoltata direttamente, in parte invece viene trasdotta e reinviata all'ampli come uno scomodo segnale di ritorno.
Questa è l'immagine che mi sono costruito.
Mi piacerebbe sapere se è condivisibile, se non lo è perché..., qualcuno ha dei dati?
La configurazione in array, come affermi, perfeziona il meccanismo della trasduzione.
e' più difficile "controllare" un woofer "grosso"? (cc)
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Re: e' più difficile "controllare" un woofer "grosso"?
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Re: e' più difficile "controllare" un woofer "grosso"?
Alessandro Cioni ha scritto:Certo. Non c'è dubbio. Questo è il fenomeno assimilabile alla microfonicità. Non c'è bisogno di fare con la mano i 10Hz, è sufficiente parlare, e il woofer trasdurrà la nostra voce inviando il relativo segnale elettrico all'ampli, mentre questo è impegnato a farci ascoltare la musica.MarioBon ha scritto: Ora supponiamo che l'amplificatore produca un tono a 1000Hz mentre tu con la mano muovi il diaframma a una frequenza di 10Hz. Adesso la tensione generata dall'altoparlante a 10 Hz produce una corrente che viene iniettata nell'uscita dell'amplificatore.
Io in realtà, sostengo e sto cercando di spiegare che anche in una camera perfettamente anecoica e con ascoltatori silenziosi, un woofer rimanda un segnale di feedback all'ampli, semplicemente perché questo gli chiede di trasdurre un segnale complesso come la musica.
La maggior parte degli appassionati danno per scontato che nel magnetodinamico il segnale sonoro segua il segnale elettrico, magari solo con un semplice sfasamento, un ritardo.
Questo NON E' VERO.
Il woofer si "arrangia", si "arrabbatta", insomma fa quello che riesce a fare, e più aumentiamo l'ampiezza di banda riprodotta, più aumentiamo il livello del segnale e la sua complessità , più lui "strilla".
Strilla nel senso che si autoeccita, omettendo di trasdurre il segnale in tutti i suoi meandri, e deformando tutte le frequenze superiori a quella più bassa del suo range operativo.
Questa energia "spuria", viene in parte emessa in avanti e ascoltata direttamente, in parte invece viene trasdotta e reinviata all'ampli come uno scomodo segnale di ritorno.
Questa è l'immagine che mi sono costruito.
Mi piacerebbe sapere se è condivisibile, se non lo è perché..., qualcuno ha dei dati?
La configurazione in array, come affermi, perfeziona il meccanismo della trasduzione.
perchè mai un woofer dovrebbe lavorare a gamma intera'?...esistono i sistemi multivia per questi motivi..per far lavorarei trasduttori nella loro zona lineare..inoltre riuscire a imporre la propia voce su un cono pilotato a 1000 cicli al secondo la vedo dura..bisognerebbe anteporgli un altro woofer .con un tono pi basso..
gli array risolvono..? dipende ..di che lunghezze d onda parliamo..
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Re: e' più difficile "controllare" un woofer "grosso"?
E' evidente che non sono riuscito a spiegarmi abbastanza bene.EDO RC24 ha scritto: perchè mai un woofer dovrebbe lavorare a gamma intera'?...esistono i sistemi multivia per questi motivi..per far lavorarei trasduttori nella loro zona lineare..inoltre riuscire a imporre la propia voce su un cono pilotato a 1000 cicli al secondo la vedo dura..bisognerebbe anteporgli un altro woofer .con un tono pi basso..
gli array risolvono..? dipende ..di che lunghezze d onda parliamo..
Tuttavia non ho mai affermato che un wf dovrebbe lavorare a gamma intera.
Anzi, sostengo esattamente l'opposto, poiché ritengo che “la zona lineare” di un trasduttore sia molto più ristretta di quello che normalmente ci si immagina.
Riporto quanto detto nel mio post precedente:
“Strilla nel senso che si autoeccita, omettendo di trasdurre il segnale in tutti i suoi meandri, e deformando tutte le frequenze superiori a quella più bassa del suo range operativo”.
Questo significa che la quantità di rumore generata diminuisce riducendo l'ampiezza di banda riprodotta, cioè aumentando il numero di vie.
Gi array non risolvono. Non completamente almeno. Gli array semplicemente aumentano le risorse del sistema, allargano la coperta di ciascuna via rendendola più lineare, permettendo il raggiungimento di maggiori pressioni sonore a parità di rumore, o meglio ancora, permettendo a parità di pressioni sonore, il raggiungimento del regime quasi statico, nel quale il trasduttore magnetodinamico riduce gli effetti delle sue gravi imperfezioni di natura prettamente meccanica.
E questo lo fanno a tutte le frequenze. Naturalmente alle frequenze più alte occorre fare attenzione a gestire la direttività verticale, che in realtà, rende il sistema più immune alle riflessioni verticali nell'ambiente.
Il compito non è tanto di vedere ciò che nessun altro ha ancora visto; ma pensare ciò che nessun altro ha ancora pensato riguardo a quello che chiunque vede. (E. Schrodinger)
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