Suonare All’inglese
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Re: Suonare All’inglese
Mah, io credo che, più che un match Italia Inghilterra, il thread volesse tendere a definire un tipico suono "inglese", in special modo riferito ai diffusori.
Qualcuno ha già delineato delle caratteristiche di massima, quando ha parlato di suono "compassato"...
Ebbene, per quello che ho ascoltato io, mi ritrovo, come minimo, in questa definizione di massima, che non deve essere una gabbia nella quale inserire tutti i diffusori inglesi, visto che le eccezioni ci sono sempre ed alcuni marchi inglesi di altoparlanti non hanno nulla a che vedere con altri marchi inglesi di altoparlanti...
Il fatto che il suono "compassato" lo trovo detestabile e insopportabile è riferito a me, ma bisogna anche aggiungere che, se è possibile trarre una conclusione così tranchant, ciò diventa all'istante un limite, in quanto qualsiasi componente hifi dovrebbe restituire il segnale il più possibile puro e privo di caratterizzazioni grossolane.
Per me dire che un componente suona "compassato" significa dire che ha una caratterizzazione grossolana. Ed è molto grave.
Qualcuno mi sa dire come suonano i diffusori italiani?
Non ho mai sentito dire che, mediamente, i diffusori italiani abbiano una qualche caratterizzazione, il che è un enorme complimento, in quanto, mediamente, i diffusori italiani non hanno caratterizzazioni grossolane. Non ricordo si sia mai detto che ESB, un tempo, aveva una certa caratterizzazione, o Chario, o Diapason, o SF o Opera, poiché i tecnici di quei brand hanno avuto modelli sonori improntati a trasparenza e neutralità.
Poi nessuno mette in dubbio che i marchi inglesi abbiano fatto scuola, hanno inventato loro il minimalismo audio, hanno decretato loro il primato della sorgente, Rega, Linn, Systemdeck, Michell e una vagonata di altri marchi hanno spiegato al mondo come si fanno i giradischi e gli amplificatori integrati. Non si può prescindere da loro.
Ciò non toglie, che, al di là della serie 800 di B&W, per scegliere un diffusore, io personalmente resterei in Italia, per i motivi detti prima, ed infatti da diversi decenni così mi sono orientato.
Qualcuno ha già delineato delle caratteristiche di massima, quando ha parlato di suono "compassato"...
Ebbene, per quello che ho ascoltato io, mi ritrovo, come minimo, in questa definizione di massima, che non deve essere una gabbia nella quale inserire tutti i diffusori inglesi, visto che le eccezioni ci sono sempre ed alcuni marchi inglesi di altoparlanti non hanno nulla a che vedere con altri marchi inglesi di altoparlanti...
Il fatto che il suono "compassato" lo trovo detestabile e insopportabile è riferito a me, ma bisogna anche aggiungere che, se è possibile trarre una conclusione così tranchant, ciò diventa all'istante un limite, in quanto qualsiasi componente hifi dovrebbe restituire il segnale il più possibile puro e privo di caratterizzazioni grossolane.
Per me dire che un componente suona "compassato" significa dire che ha una caratterizzazione grossolana. Ed è molto grave.
Qualcuno mi sa dire come suonano i diffusori italiani?
Non ho mai sentito dire che, mediamente, i diffusori italiani abbiano una qualche caratterizzazione, il che è un enorme complimento, in quanto, mediamente, i diffusori italiani non hanno caratterizzazioni grossolane. Non ricordo si sia mai detto che ESB, un tempo, aveva una certa caratterizzazione, o Chario, o Diapason, o SF o Opera, poiché i tecnici di quei brand hanno avuto modelli sonori improntati a trasparenza e neutralità.
Poi nessuno mette in dubbio che i marchi inglesi abbiano fatto scuola, hanno inventato loro il minimalismo audio, hanno decretato loro il primato della sorgente, Rega, Linn, Systemdeck, Michell e una vagonata di altri marchi hanno spiegato al mondo come si fanno i giradischi e gli amplificatori integrati. Non si può prescindere da loro.
Ciò non toglie, che, al di là della serie 800 di B&W, per scegliere un diffusore, io personalmente resterei in Italia, per i motivi detti prima, ed infatti da diversi decenni così mi sono orientato.
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Re: Suonare All’inglese
E considera che nelle auto il progresso è stato molto più grande del settore hi fi, dove invece un finale in classe AB di oggi è fatto come un ampli in classe AB di 40 anni fa... c'è un sacco di gente che utilizza ancora amplificazioni valvolari,che usano valvole "moderne" che però sono fatte con attrezzature che risalgono al periodo nel quale le valvole erano l'unico componente attivo disponibile...Svarione ha scritto: 07/05/2025, 20:37
.....
Nella realtà un 308 mi ha lasciato un rettilineo e non l’ho più ripreso ed ero in moto.
P.S.
Molti anni fa ho avuto la possibilità di guidare una F355. Quando sono risalito sulla mia Citroen BX sembrava di guidare un catorcio senza freni, niente tenuta di strada e con un motore che faceva solo rumore senza andare in avanti...


Cit Fabrizio Calabrese da qui..... https://www.audiofaidate.org/forum/viewtopic.php?t=6077
Gli insulti sono -semplicemente- la risposta di chi ammette la propria inconsistenza, prima umana, poi culturale...
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Re: Suonare All’inglese
Ho chiesto all'AI, il caso è chiuso:
In pratica, "suonare all’inglese" significa:
Equilibrio e naturalezza:
Suono neutro e bilanciato, senza eccessi nelle basse o alte frequenze. L’obiettivo è la fedeltà alla registrazione originale, più che l’impatto spettacolare.
Attenzione ai dettagli:
Grandi capacità di riprodurre micro-dettagli, sfumature e tridimensionalità della scena sonora, con un’immagine precisa e coerente.
Timbro raffinato:
Spesso i componenti inglesi (come quelli di marchi storici: Naim, Linn, Rega, Spendor, Harbeth, ecc.) puntano su un timbro caldo e mai affaticante, pensato per un ascolto prolungato e musicale.
Dinamica controllata ma presente:
Non cercano l’effetto "wow" a tutti i costi, ma una riproduzione coerente e realistica, anche a volumi moderati.
Confronto con altri stili:
Suono “americano”: spesso più "spettacolare", con bassi più potenti, alti brillanti e grande dinamica.
Suono “tedesco” o “nordico”: spesso molto preciso, analitico e tecnico.
Quindi, "suonare all'inglese" implica eleganza, musicalità e realismo, piuttosto che aggressività o effetto scenico.
Non dovremmo lasciare che i numeri definiscano la qualità audio più di quanto lasceremmo che l'analisi chimica sia l'arbitro dei vini pregiati. Nelson Pass
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Re: Suonare All’inglese
Interessante.
Ottimo testo per un depliant.
Assenti i rifermenti agli attruìibuti del suono (noti da 60 anni e definiti anche dall'ISO).
Il testo dimostra quanto sono stati bravi gli inglesi a sponsorizzare i propri prodotti.
Lo puoi rifare per i sistemi di altoparlanti italiani?
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Re: Suonare All’inglese
E' chiaro che fare un riassuntone di migliaia di recensioni, perché questo fa essenzialmente l'AI serve a poco:MarioBon ha scritto: 08/05/2025, 9:18Interessante.
Ottimo testo per un depliant.
Assenti i rifermenti agli attruìibuti del suono (noti da 60 anni e definiti anche dall'ISO).
Il testo dimostra quanto sono stati bravi gli inglesi a sponsorizzare i propri prodotti.
Lo puoi rifare per i sistemi di altoparlanti italiani?
Comunque lo sfizio me lo sono fatto passare



Puoi delineare una serie di caratteristiche sonore proprie della scuola italiana di diffusori acustici?
ChatGPT ha detto:
Certo! La scuola italiana di diffusori acustici ha una tradizione distintiva, apprezzata per un approccio raffinato al suono, spesso influenzato dalla cultura musicale e artigianale del Paese. Ecco una sintesi delle principali caratteristiche sonore tipiche dei diffusori italiani, così come si sono evolute soprattutto tra gli anni '70 e 2000 (con marchi come Sonus faber, Chario, Diapason, Rosso Fiorentino, Opera):
I diffusori italiani puntano a una riproduzione musicale emozionante, coinvolgente, con particolare attenzione all’ascolto a lungo termine.
Il timbro tende ad essere caldo, naturale, con assenza di asprezze sulle alte frequenze.
Le medie (soprattutto la gamma vocale e degli archi) sono trattate con cura: ricchezza armonica, presenza, assenza di affaticamento.
Questo riflette la tradizione musicale classica italiana, dove voce e strumenti acustici sono centrali.
L’approccio artigianale e liutaio (es. Sonus faber) considera il mobile parte integrante del suono.
Strutture in legno massello, curvato o laminato, usate non solo per estetica ma anche per controllare le risonanze.
Il risultato è spesso un suono organico, più vicino a uno strumento acustico che a una macchina tecnica.
🛋 4. Suono raffinato, non da laboratorio
Le misure in camera anecoica sono importanti, ma non assolute: l’ascolto in ambiente reale ha sempre il ruolo guida.
Più umanità e soggettività nel progetto, meno inseguimento dei grafici perfetti.
Tweeter spesso a cupola morbida o a nastro, progettati per evitare asprezza.
Gamma bassa presente ma mai dominante, spesso più agile che profonda, con buon controllo anche in ambienti domestici.
Molti modelli nascono per l’integrazione elegante in salotto, sia acusticamente che esteticamente.
La resa è pensata per spazi vissuti, non sale trattate.
Sonus faber – suono liquido, vellutato, con cabinet lussuosi
Diapason – voci naturali, costruzione in legno, suono armonico
Chario – impostazione più neutra ma sempre musicale
Opera Loudspeakers – equilibrio tra rigore e dolcezza
Rosso Fiorentino – fusione tra tecnica moderna e calore tradizionale
Diciamo che si potrebbero invertire tranquillamente una serie di affermazioni senza che cambi sostanzialmente il risultato. La colpa originale dei giornalisti audio c'è tutta.
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Re: Suonare All’inglese
ti propongo il confronto tra la waterfall della Electa (uscita di produzione nel 2003) e della Opera Callas del 2007. Sono entrambe casse da scaffale a due vie di dimensioni paragonabili. Misurate da Stereophile la sf a 45" e la Opera a 50" quindi quasi nelle stesse condizioni.

Per quanto riguarda sf non riesco ad essere imparziale.
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In estate causa calore valvole preferisco un ampli rega brio, e systemdek
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Re: Suonare All’inglese
Ahia ho paura che non siamo catalogati.
Forse alla voce cabinets eleganti
Grazie per il confronto dei grafici, comunque al mio orecchio le sf suonavano già
Bene
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Grazie per il confronto dei grafici, comunque al mio orecchio le sf suonavano già
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Re: Suonare All’inglese
Imho, già avevamo troppi avvocati a girare il brodo, la AI aumenterà esponenzialmente il problema.
Bla bla bla bla
Bla bla bla bla
Ne segue che due individui diversi di fronte alla stessa sorgente sonora non sentono la stessa cosa. Nemmeno la stessa persona, di fronte alla ripetizione dello stesso messaggio, sente due volte la stessa cosa.
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Re: Suonare All’inglese
Siccome all'occhio poco attento può sfuggire, faccio notare io che la scala del grafico delle Opera è doppia rispetto a quella delle SFMarioBon ha scritto: 08/05/2025, 9:50
ti propongo il confronto tra la waterfall della Electa (uscita di produzione nel 2003) e della Opera Callas del 2007. Sono entrambe casse da scaffale a due vie di dimensioni paragonabili. Misurate da Stereophile la sf a 45" e la Opera a 50" quindi quasi nelle stesse condizioni.
Per quanto riguarda sf non riesco ad essere imparziale.

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Re: Suonare All’inglese
Ora queste risposte che ha dato la AI fanno parte delle sue conoscenze e andranno a comporre la risposta ad una prossima domanda simile che sarà, di conseguenza, ancor più condizionata.
Dato che sempre più persone faranno domande alla AI e sempre meno persone pubblicheranno informazioni nuove (e si spera corrette), le risposte della AI saranno sempre più autoreferenziali.
Abbiamo uno strumento potentissimo, che consuma quantità enormi di energia ma che fornisce risposte che rispecchiano le informazioni più ricorrenti in rete (non quelle giuste: le più ricorrenti).
Per avere una risposta corretta dalla AI dobbiamo sperare che sia la più ricorrente altrimenti otterremo delle minkiate.
Se chiediamo quanto fa 2+2 la AI non fa la somma ma cerca i risultati della stessa operazione in rete.
Se la risposta forsse 4.1 andrebbe bene lo stesso.
Per esempio: cosa risponde la AI se chiediamo "L'infinito è un concetto in atto o in potenza?"
Dato che sempre più persone faranno domande alla AI e sempre meno persone pubblicheranno informazioni nuove (e si spera corrette), le risposte della AI saranno sempre più autoreferenziali.
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Per avere una risposta corretta dalla AI dobbiamo sperare che sia la più ricorrente altrimenti otterremo delle minkiate.
Se chiediamo quanto fa 2+2 la AI non fa la somma ma cerca i risultati della stessa operazione in rete.
Se la risposta forsse 4.1 andrebbe bene lo stesso.
Per esempio: cosa risponde la AI se chiediamo "L'infinito è un concetto in atto o in potenza?"
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