Haydn ha scritto:Vengo in pace, bandiera bianca sventolante ...
Voglio fare chiarezza sulle posizioni del Puma e di Tom, che conosco e che stimo, entrambi, per motivi diversi.
Io, come il Puma, metto l'ascolto davanti a tutto, anche se le misure dicessero che il prodotto è una ciofeca (ricordo la storica prova del lettore cd Yba1 su stereophile, con misure orribili rispetto a lettori cd che costavano 1/10, ma poi sul suono, ragazzi... classe A piena!, ed era uno dei migliori, insieme ai mostri sacri Wadia e Cary Audio...)
Altri preferiscono l'approccio di Tom, prima misurare tutto, poi ascoltare... è un approccio più scientifico che, in alcuni casi, può far scoprire cose molto interessanti, tipo che un ampli da 500euro fa lo stesso IDENTICO lavoro di uno da 10.000 euro, e tutto il resto è... MARKETING!
Se in questo forum manteniamo vive ed equilibrate le 2 posizioni, gli altri ci fanno un baffo ....
Bye,
Max
Le misure servono quando ci sono dei criteri che consentono di valutare i risultati.
Nel caso delle elettroniche (che non producono suono ma "trattano" un segnale) questo criterio esiste e consiste nel confronto dell'ingresso con l'uscita. Ciò è possibile perché ingresso e uscita sono omogenei e possono essere confrontati (tensione di ingresso -> tensione di uscita). I trasduttori, invece, trasformano una grandezza in un'altra diversa:
- pick-up del giradischi trasforma uno spostamento in una tensione
- altoparlante trasforma una tensione in spostamento del diaframma e quindi in variazione di pressione che percepiamo come suono
- il microfono esegue la trasformazione inversa dell'altoparlante (da pressione a tensione).
Il caso del microfono è il più semplice da capire: il campo acustico si espande in tre dimensioni, la tensione che esce dal microfono ha una dimensione soltanto: due dimensioni sono andate perdute. E' qui la prima limitazione dell'HiFi (e infatti le tecniche di registrazione hanno il loro peso...).
Nel caso dei trasduttori il confronto ingresso/uscita è più complicato e lascia spazio alla soggettività tuttavia si possono ancora fare molte misure utili (la distorsione, la diafonia, la risposta in frequenza ed in potenza, ecc. ecc.). Tali misure servono perchè sono correlate agli attributi del suono.
Quando Tom dice che l'ascolto non serve si riferisce alla prima situazione che ho descritto (le elettroniche -> confronto tra ingresso e uscita omogenei).
C'è poi da fare un'altra considerazione del tutto generale: l'osservazione di un fenomeno è una misura. I nostri sensi "misurano" la realtà. L'ascolto è una misura fatta con le orecchie che dà come risultato una percezione. La percezione è personale e privata e, per definizione, non ripetibile nemmeno dalla stessa persona. Le misure che si fanno con il microfono e che producono un numero o un grafico, se eseguite correttamente, sono ripetibili ed oggettive e consentono di fare paragoni anche a distanza di anni. Il paragone, il giudizio, la valutazione, non la fanno gli strumenti di misura ma l'uomo che li utilizza. Lo strumento, in quanto tale, manca di consapevolezza. Nemmeno l'orecchio è consapevole.
A rigore dire che le misure non servono è come dire che l'ascolto non serve perché l'ascolto è, a tutti gli effetti, una misura (fatta con le orecchie invece che con i microfoni).