Piccola considerazione estemporanea.
All'audiofilo piace l'idea di avere il "controllo". Ovvero di poter correlare quello che sente - o crede di sentire - con fattori che può vedere e controllare, o tramite scelta dei componenti o tramite modifica degli stessi. Conta soggettivamente quindi quello che si può conoscere e controllare, il resto viene nascosto agli occhi e quindi diventa rilevante.
Ne è la prova il fatto che audiofili diversi attribuiscano importanza diversa (a volte pure smisurata) a variabili diverse dell'impianto. Tutti trovano, nel range di variabili che decidono di "esplorare", un'immensa gamma di sfumature che secondo loro si percepiscono nel suono.
Alcuni esempi:
- "la retroazione è cattiva" -> ricerca di circuitazioni con poca retroazione -> dibattiti su cosa si intenda davvero per retroazione perché non conta la performance del circuito ma conta come l'audiofilo pensa che funzioni
- "lineare è meglio" -> proliferare di alimentatori lineari smisurati anche dove non ce ne sarebbe bisogno, vedasi computer, apparati di rete (!), e chi più ne ha più ne metta
- ora che spopola la moda RaspBerry c'è chi è fissato con l'uso dei battery bank, come se non avessero a bordo regolatori switching peraltro di dubbia qualità (ma mi riservo di fare qualche misura a riguardo)
- "discreto è meglio che integrato", ovviamente perché i componenti si "vedono" e quindi si possono vendere gli apparecchi a più caro prezzo se i componenti sono "pregiati", per non parlare di tutto il mercato delle modifiche e degli upgrade
- i DAC giudicati in funzione del chip che montano: decine e decine di audiofili che dicono "il Sabre suona così, il Burr Brown suona colà" paragonando non solo DAC diversi, ma pure DAC con prestazioni oggettive che annegano qualsiasi performance del chip in un mare di distorsione e rumore di fondo.
- la classe D che ogni volta che viene confezionata in un prodotto "hi end" deve essere chiamata con un nome diverso altrimento l'audiofilo si spaventa.
Si sbandierano sempre le etichette, l'aspetto estetico, il peso, la quantità di componenti a vista, le topologie circuitali che si pensa di poter giudicare a naso, come se si portassero dietro "qualità" intrinseche che dovrebbero emergere in maniera consistente sistemi del tutto diversi tra loro.
Ditemi voi se qualsiasi persona che viene dal mondo reale, dato che si parla tanto di giovani, può pensare a qualcosa di diverso da un'allucinazione collettiva
