F.C. ha scritto: E' ovvio che il nostro indicatore preleverà il segnale in ingresso all'ampli, mediante un buffer ad altissima impedenza.
Per tararlo occorrerà collegare all'ampli un carico basso
FC ragiona in termini di livelli di tensione , primo errore, e li riferisce ad un ipotetico carico carico basso, secondo errore.
Allora, se si vuole ottenere un efficace misuratore di clipping che abbia la pretesa di essere migliore del comune led di clipping onnipresente negli ampli PA , si deve ragionare in termini di corrente e di carico reale.
Pertanto, va bene l'approccio di verificare con l'oscilloscopio la tosatura delle semionde (ATTENZIONE a come giocate con questo prezioso, delicato e TERRIBILE strumento: non scordate mai che la massa dell'oscilloscopio è connessa sia alla terra di alimentazione che al negativo del suo ingresso, e , negli ampli PA il negativo di uscita è connesso ugualmente alla terra, col risultato che ogni accidentale contatto della uscita positiva dell'ampli con la massa della sonda corrisponde ad un CORTO secco con prevedibile fumata dell'ampli in prova) ma il clipping va verificato non per livelli di tensione in ingresso all'ampli (cosa che genera un errore maggiore, dovuto al fattore di ampificazione) ma per livelli di corrente in uscita (che è quello che conta realmente) intesi come livelli di tensione ai capi della R di emettitore dei Transistor Finali.
Ma soprattutto il carico dovrà essere quello reale offerto dai diffusori .
In questo caso per evitare rotture degli stessi:
1) o si operano delle misure istantanee con oscilloscopi digitali a singolo shoot e strumenti di misura a memoria digitale
2) o si operano delle misure a potenze minori (più gestibili in regime continuativi dai diffusori) misurando la differenza esistente tra il carico offerto dai diffusori ed un carico fittizio scelto in origine tra quelli che più si avvicinano al carico offerto dai diffusori medesimi. Utilizzando poi per le misure a piena potenza il carico fittizio tenendo conto del fattore correttivo trovato nella suddetta prova preliminare.
Ora ragioniamo sopra quanto già esiste nel circuito nativo di un ampli PA.
Sappiamo che il led del clipping esiste già implementato come circuito che legge le tensioni sulla R di emettitore, solo che la sua taratura è in genere imprevedibile.
Non resta che CAMBIARE il valore di una sola resistenza nel circuito di comando di tale led per ottenere la accesione dello stesso per il valore di corrente desiderato e precedente verificato nel modo sopradescritto.
La durata della accensione dello stesso led dipende lo stesso da un comunissimo circuito, che possiamo personalizzare semplicemente cambiando il valore di un condensatore elettrolitico.
Queste semplici modifiche renderebbero UTILISSIMO tale circuito di allarme clipping, in isolate e rare occasioni domestiche , atteso che con diffusori da 107 db / watt e passa (che sono quelli di cui si sta trattando) e con 500 e passa watt disponibili, un clipping sarebbe preceduto ben prima dall'intervento della CELERE (chiamata dal nostro vicino a gran voce: cosa che potrebbe essere oggetto di una misura a parte con l'onnipresente fonometro che usa FC).
Invece il circuito precognizzato dal FC è del tutto inutile:
1) rischia di essere impreciso se basato su livelli di tensione misurati in ingresso all'ampli
2) rischia di fornire indicazioni troppo prudenziali se riferito ad un carico genericamente "basso" e non a quello REALE
3) rischia di essere cervellotico e devastante (buchi per nuovi led, saldature nuove sul circuito orginario) laddove esiste già un circuito simile che deve solo essere ri-tarato ai nostri specifici bisogni.
Se bisogni mai dovessero esistere su questo aspetto.