Scuole nazionali (cc da qui in giù)

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organist
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Scuole nazionali (cc da qui in giù)

#1 Messaggio da organist »

Buondi.
Spesso, in hifi, si parla di scuole nazionali; capita ad esempio di sentir parlare di diffusori di scuola inglese, o di amplificatori americani e cosi via.
Sarebbe possibile schematizzare le caratteristiche soniche (se è possibile schematizzarle) di ogni scuola di pensiero, e sopratutto se alla base di queste ci sono delle scelte progettuali elettriche particolari?
E sopratutto, esiste una scuola di pensiero italiana? E se si, quali le sue caratteristiche?
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MarioBon
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Re: Scuole nazionali

#2 Messaggio da MarioBon »

In passato le "scuole" erano più evidenti, oggi con la globalizzazione, le differenze si sono ridotte. Tipico il caso della KEF che, da quando ha cambiato proprietà, ha adeguato il suo stile a dei gusti più "generali".
Le varie scuole sono legate alle dimensioni tipiche degli ambienti domestici delle varie nazioni.
In Danimarca gli ambienti hanno il soffitto basso e basta guardare un diffusore Dynaudio per capire come hanno risolto il problema (riducendo la dispersione sul piano verticale). In USA gli ambienti sono grandi -> JBL. In Germania, per via della lingua che parlano, i diffusori aveva qualche cosa in più sulle ultime ottave. I giapponesi sono perfezionisti.
Gli inglesi sono un caso a parte: sostengono che l'alta fedeltà sia una loro invenzione e che la sappiano fare solo loro e, in misura inferiore, gli americani (ho un articolo dove Paul Messenger afferma ciò). In Inghilterra gli ambienti sono piccoli e c'è la moquette anche nei bagni: hanno inventato i mini diffusori. La scuola inglese oggi è rappresentata da B&W che ha una sua precisa filosofia di progetto (descritta da Colloms che la ritiene l'unica possibile). L'unico amplificatore (provato da SUONO) che si dimostrò instabile su carico capacitivo era di una nota marca inglese. Per quanto riguarda la cultura musicale il più importante compositore inglese è stato Handel che era tedesco.
In sostanza gli inglesi sono ottimi promotori di sé stessi (cioè "se la tirano" meglio e più degli altri). Ma per riprodurre il suono serve anche una certa sensibilità musicale che potrà avere un tedesco, un austriaco, un cittadino dell'Est europeo ma manca, storicamente, agli inglesi.
In quanto a sensibilità e cultura musicale l' Italia non è seconda a nessuno anche se, di questo, manca la consapevolezza. In ogni modo la storia la cultura musicale che abbiamo alle spalle fa si che nessuno sappia interpretare la riproduzione musicale come noi italiani (e lasciate pur fuori il sottoscritto).
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Lemmy
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Re: Scuole nazionali

#3 Messaggio da Lemmy »

Per me una scuola Italiana,in ambito hifi,c'è e si sente!...magari i produttori non sono d'accordo o non ne sono consapevoli,ma io noto un certo filo conduttore tra i nostri costruttori più importanti.
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organist
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Re: Scuole nazionali

#4 Messaggio da organist »

Grazie.
Devo pero controbbattere alcune affermazioni di carattere musicologico e organologico: in Inghilterra, attualmente, gli organi hanno la pedaliera eccome! L'organaria inglese, cosi come la cultura musicale inglese, ha subito certamente il trauma dello scisma anglicano che prevedeva fra l'altro la distruzione di tutti gli oggetti religiosi associati al cattolicesimo. Organi compresi. Sono rimasti solo due "resti" di organi rinascimentali, fra cui una tavola di somiere (riusata come porta), e una tavola dei registri, da cui si deduce che l'organo possedeva i registri spezzati, di tipologia simile a quello italiano o spagnolo. Non ci sono tracce di pedaliera, ma questo non significa che gli organi, in Inghilterra, non l'avessero. Anche in Italia (e non solo) gli organi piccoli spesso non avevano pedaliera (parlo degli organi storici), e quando era presente, questa non era utilizzata per eseguire parti polifoniche come in Germania.
Inoltre occorre fare un'altro appunto: suono grave non è correlato automaticamente alla pedaliera (almeno storicamente). L'estensione del registro è data dal piedaggio. Il registro di 8 piedi ha il do centrale che corrisponde (come altezza) al do centrale del pianoforte. Registri di 4 piedi suonano un'ottava sopra e quelli di 16piedi un'ottava sotto il do centrale del pianoforte, e cosi via con i registri di 2', 1' ecc. e 32' e 64' per il grave.
Ora, storicamente gli organi potevano avere anche registri di 16 piedi (che a seconda della nota iniziale, spesso il Fa1, si chiamava di 12 piedi), o addirittura di 32 piedi (in c erti organi francesi) nelle tastiere. Il Do1 di 16 piedi accordaato a 440Hz ha una frequenza di circa 32 Hz. Il Do1 di 32piedi ha una frequenza di 16 hz.
Questo significa che anche le tastiere possono produrre suoni gravi, ancor piu storicamente era possibile. A partire dall'800 l'organaria inglese si conforma allo standard gia in uso in altri paesi, con organi dotati di pedaliera estesa e registri indipendenti, sicche oggigiorno l'organo "inglese" è tipicamente un organo a piu tastiere e pedaliera. Piccoli organi positivi possono avere solo una tastiera e niente pedale, ma questi non sono prerogativa dell'inghilterra e sono presenti in tutto il mondo.
Inoltre sarebbe un errore pensare che organo senza pedale sia segno di una certa mancanza di "qualita" compositiva o di estetica musicale. Qui il discorso si fa ben piu ampio perche entrano in gioco le forme compositive e la loro struttura in relazione al contesto geografico, culturale religioso e storico. Non credo che interessi a nsssuno purtroppo..
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MarioBon
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Re: Scuole nazionali

#5 Messaggio da MarioBon »

Grazie per le precisazioni, ho cancellato la mia affermazione sbagliata. Avrai capito che l'Inghilterra, per quanto riguarda l'HiFi, non è tra le mie nazioni preferite. La cosa è nata con un articolo di P. Messenger dove diceva di essersi accorto dell' esistenza di una HiFi italiana dopo essere stato invitato a visitare alcune ditte nel nostro paese. E non parlo del 1930 ma del 2006. Ai tempi il nostro scriveva per HiFi Choice. Questo ben rappresenta la considerazione che gli inglesi hanno per ciò che non è inglese. Dovremmo come minimo applicare il principio di reciprocità. E pensare che se non fosse stato per Giulio Cesare...
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Re: Scuole nazionali

#6 Messaggio da organist »

MarioBon ha scritto:In Germania, per via della lingua che parlano, i diffusori aveva qualche cosa in più sulle ultime ottave.
Questa è una considerazione secondo me molto importante e che si riflette anche nell'articolazione dei suoni a livello esecutivo. Ovvero il fatto che certi fonemi e certo modo di pronunciare le parole si rifletta in ambito musicale. E non solo propriamente vocale.
Gli organi infatti, a seconda del paese d'origine, riflettono certi aspetti nella pronuncia della canna che si ritrovano nella lingua parlata. Nel transitorio d'attacco, ovvero nella pronuncia della canna (lo "sputo") ci sono dei suoni (o meglio rumori) che ricalcano certi fonemi del paese d'origine.
Spesso infatti si dice "quest'organo parla tedesco" e cosi via.
Trovo molto interessante che questo elemento diventi portante di filosofie costruttive in campo hi fi.

Ad esempio, chiedo, ci sono schemi ricorrenti nei tagli del crossover fra paesi diversi, per fa risaltare certi aspetti della voce? O piu in generale, dei progetti di circuito ricorrenti in ogni paese per ottenere determinati risultati sonici?

Sulla produzione italiana, non ho il minimo dubbio che questa possa dar filo da torcere agli altri paesi. Effettivamente ho sempre sentito parlare della "scuola inglese" come di un mito inarrivabile. Non ho competenze tecniche per poter valutare la bonta progettuale dei circuiti, ma in generale, non mi fido molto dei miti. Parafrasando la Signora Fletcher: "Chi ha l'incessante bisogno di dimostrare quanto vale, generalmente, vale molto poco".
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Re: Scuole nazionali

#7 Messaggio da Auditor »

Tutto condivisibile se ci si limita alla musica classica.

Se includiamo anche rock e pop direi che la situazione è un po' diversa, e l' Inghilterra è all'altezza della altre nazioni europee (Beatles, Rolling Stones, Dire Straits, Pink Floyd.... la lista è molto lunga) anzi direi che domina la scena.

Per quanto riguarda i prodotti audio, non so quante aziende presenti e passate si siano neppure avvicinate a vendere 100.000 esemplari di un unico modello di diffusore, come fece l'inglese Rogers con il suo LS3/5A, o hanno a catalogo lo stesso prodotto da 35 anni con ininterrotto successo come la Linn con il suo Sondek.
E se pensiamo a nomi come Quad, Leak, ma anche Neve o Decca, direi che l'Inghilterra è a pieno diritto fra le nazioni che hanno scritto la storia dell'audio e io sono grato che tali marchi siano esistiti.

Detto questo aggiungo che gli inglesi personalmente mi stanno oltremodo antipatici, e li conosco discretamente avendo soggiornato e lavorato in Gran Bretagna. Ma i meriti acquisiti vanno riconosciuti.
Nicola
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Re: Scuole nazionali

#8 Messaggio da MarioBon »

Auditor ha scritto:Tutto condivisibile se ci si limita alla musica classica.

Se includiamo anche rock e pop direi che la situazione è un po' diversa, e l' Inghilterra è all'altezza della altre nazioni europee (Beatles, Rolling Stones, Dire Straits, Pink Floyd.... la lista è molto lunga) anzi direi che domina la scena.

Per quanto riguarda i prodotti audio, non so quante aziende presenti e passate si siano neppure avvicinate a vendere 100.000 esemplari di un unico modello di diffusore, come fece l'inglese Rogers con il suo LS3/5A, o hanno a catalogo lo stesso prodotto da 35 anni con ininterrotto successo come la Linn con il suo Sondek.
E se pensiamo a nomi come Quad, Leak, ma anche Neve o Decca, direi che l'Inghilterra è a pieno diritto fra le nazioni che hanno scritto la storia dell'audio e io sono grato che tali marchi siano esistiti.

Detto questo aggiungo che gli inglesi personalmente mi stanno oltremodo antipatici, e li conosco discretamente avendo soggiornato e lavorato in Gran Bretagna. Ma i meriti acquisiti vanno riconosciuti.
Si, hanno dei meriti. Ma da qui a dire che l'alta fedeltà esiste solo in Inghilterra e in USA ce ne passa.
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