Quando a parità di elementi lineari, quali ad esempio la risposta in frequenza, le alterazioni non lineari (o distorsioni di vario genere) ricadono dentro una forbice compresa tra -90dB e -120dB.
Fare intendere che un apparecchio sia una ciofeca (se ha -90dB di distorsione integrale) rispetto uno che ne produce -120dB può essere soltanto una gara ai numeri.
Ai fini dell'ascolto musicale l'orecchio umano (come abbondantemente dimostrabile) trova grosse difficoltà nell'individuare distorsioni anche a -70dB.
Anche quello che ha menzionato Mario è giusto, ovvero produrre misure nel contesto di effettive condizioni d'uso.
Possiamo starne certi che, se l'orecchio si accorge **oggettivamente di qualcosa, gli strumenti lo rilevano in modo ancora piu semplice ed efficace.
**per poter definire l'udibilità oggettiva di qualcosa, servono ascolti "filtrati" da tutti gli elementi che possono spostare il dato oggettivo a dato presunto. (ad esempio la vista, che crea aspettative)
La percezione, ad esempio, è oggettivamente un dato presunto, quindi può risultare congruo, come può risultare immaginario. (sarebbe il caso in cui si percepiscono differenze a parità assoluta di misure)