Re: Il nuovo paradigma - Gary Eickemier
Inviato: 16/07/2023, 14:25
Secondo me il discorso è aritmeticamente semplice ma non per questo 2+2 fa sempre 4.
Se tu registri uno strumento hai 3 possibilita.
1) registri senza informazioni ambientali (in studio quasi anecoico).
2) registri in ambiente
3) registri in studio, senza info ambientali, e le aggiungi dopo a gusto tuo.
Quest'ultima opzione (soppure e la prassi normale) la scartiamo perché non me ne può fregare di meno di rispettare i gusti e soprattutto gli errori del fonico. Restano la 1 e la 2.
Quando riproduci hai due opzioni.
A) riprodurre in stanza "sorda" (assimilabile alle cuffie) in modo che le informazioni ambientali presenti nella registrazione non siano "inquinate". Questo è l'approccio classico dei fautori del trattamento acustico pesante, e della "fedeltà" al contenuto musicale originale
B) riprodurre in stanza con una sua connotazione ambientale anche marcata (che non significa una stanza con echi e rimbombi)
La combinazione 1-A è un disastro perche le informazioni ambientali sono totalmente assenti e quindi la scartiamo.
2-A e la situazione assimilabile all'ascolto in cuffia di un brano "ben registrato". Le informazioni ci sono (se la registrazione è effettuata in una cattedrale lo sentiamo) ma il cervello non le elabora come dovrebbe, per cui sentiamo l'effetto cattedrale ma non abbiamo l'impressione di essere anche noi dentro la cattedrale. In altre parole assistiamo da fuori ad un evento.
1-B ottieni l'effetto di avere il musicista nella tua sala. Le uniche informazioni ambientalo disponibili sono quelle della tua sala.
2-B ottieni un offerto intermedio cioè il musicista sembra stare in una stanza che non è quella originale ne la tua, perché le informazioni ambientali sono presenti sia nella registrazione che aggiunte dalla tua sala.
Tra le quattro opzioni mi sembra che chiunque non preferisca l'ascolto in cuffia debba convenire che la componente ambientale introdotta dall'ambiente di ascolto sia ciò che in un modo o nell'altro fa la differenza rendendo l'ascolto più realistico o coinvolgente.
Una terza opzione, che secondo alcuni varrebbe la pena di sperimentare, consiste nel lasciar perdere quello che si è fatto fino ad oggi con la stereofonia a due canali (visto che sostanzialmente è inefficace nel veicolare informazioni ambientali in grado di ingannare il cervello e farci credere di trovarci dove in realtà non siamo), e cercare modi nuovi e più efficaci per ingannarlo.
In cinematografia lo hanno fatto e ci sono riusciti, non in maniera perfetta ma sicuramente migliore di quanto siamo in grado di fare noi che sostanzialmente, sia pure con gli affinamenti e i miglioramenti nel corso degli anni (ultimamente grazie anche a DRC, DSP ecc) siamo ancora fermi a una tecnologia (stereofonia) che ha oltre un secolo di vita e che inizia a mostrare tutta l'età che ha.
Sono d'accordo che fare questo sia difficile perché comporta un cambio che deve coinvolgere tutta la catena, da chi produce i contenuti a chi produce apparati fino al fruitore, per cui non scommetto sul fatto che noi ricorderemo questo cambio di "paradigma" anche se lo spero e sono sicuro che prima o poi avverrà.
Dall'altra parte però non posso che avere stima e seguire con interesse chi riconosce il problema e cerca di affrontarlo, a prescindere dai risultati che ottiene.
Se tu registri uno strumento hai 3 possibilita.
1) registri senza informazioni ambientali (in studio quasi anecoico).
2) registri in ambiente
3) registri in studio, senza info ambientali, e le aggiungi dopo a gusto tuo.
Quest'ultima opzione (soppure e la prassi normale) la scartiamo perché non me ne può fregare di meno di rispettare i gusti e soprattutto gli errori del fonico. Restano la 1 e la 2.
Quando riproduci hai due opzioni.
A) riprodurre in stanza "sorda" (assimilabile alle cuffie) in modo che le informazioni ambientali presenti nella registrazione non siano "inquinate". Questo è l'approccio classico dei fautori del trattamento acustico pesante, e della "fedeltà" al contenuto musicale originale
B) riprodurre in stanza con una sua connotazione ambientale anche marcata (che non significa una stanza con echi e rimbombi)
La combinazione 1-A è un disastro perche le informazioni ambientali sono totalmente assenti e quindi la scartiamo.
2-A e la situazione assimilabile all'ascolto in cuffia di un brano "ben registrato". Le informazioni ci sono (se la registrazione è effettuata in una cattedrale lo sentiamo) ma il cervello non le elabora come dovrebbe, per cui sentiamo l'effetto cattedrale ma non abbiamo l'impressione di essere anche noi dentro la cattedrale. In altre parole assistiamo da fuori ad un evento.
1-B ottieni l'effetto di avere il musicista nella tua sala. Le uniche informazioni ambientalo disponibili sono quelle della tua sala.
2-B ottieni un offerto intermedio cioè il musicista sembra stare in una stanza che non è quella originale ne la tua, perché le informazioni ambientali sono presenti sia nella registrazione che aggiunte dalla tua sala.
Tra le quattro opzioni mi sembra che chiunque non preferisca l'ascolto in cuffia debba convenire che la componente ambientale introdotta dall'ambiente di ascolto sia ciò che in un modo o nell'altro fa la differenza rendendo l'ascolto più realistico o coinvolgente.
Una terza opzione, che secondo alcuni varrebbe la pena di sperimentare, consiste nel lasciar perdere quello che si è fatto fino ad oggi con la stereofonia a due canali (visto che sostanzialmente è inefficace nel veicolare informazioni ambientali in grado di ingannare il cervello e farci credere di trovarci dove in realtà non siamo), e cercare modi nuovi e più efficaci per ingannarlo.
In cinematografia lo hanno fatto e ci sono riusciti, non in maniera perfetta ma sicuramente migliore di quanto siamo in grado di fare noi che sostanzialmente, sia pure con gli affinamenti e i miglioramenti nel corso degli anni (ultimamente grazie anche a DRC, DSP ecc) siamo ancora fermi a una tecnologia (stereofonia) che ha oltre un secolo di vita e che inizia a mostrare tutta l'età che ha.
Sono d'accordo che fare questo sia difficile perché comporta un cambio che deve coinvolgere tutta la catena, da chi produce i contenuti a chi produce apparati fino al fruitore, per cui non scommetto sul fatto che noi ricorderemo questo cambio di "paradigma" anche se lo spero e sono sicuro che prima o poi avverrà.
Dall'altra parte però non posso che avere stima e seguire con interesse chi riconosce il problema e cerca di affrontarlo, a prescindere dai risultati che ottiene.