IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori (cc)

richieste, consigli, scambi di opinioni per chi realizza in proprio difusori acustici e altri dispositivi audio
Messaggio
Autore
Salvo Manfre'
Messaggi: 4
Iscritto il: 29/10/2021, 16:11
Il mio Impianto: Amplifictore Lo Scherzo di Luca Chiomenti, diffusori
Minidiffusori di Sergio Canini, SACD Pioneer d-10.

Re: IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori (cc)

#311 Messaggio da Salvo Manfre' »

Già. Io infatti pensavo di iniziare con due vie di array da 9 AP ciascuna e un sub da 12" sotto i 60hz, il tutto controllato con un helix mini DSP 6 canali. Per arrivare negli anni,a progetto diciamo finito,a 5 vie in array ,sempre un metro 9 AP ciascuna, e due sub. Il tutto controllato con due mini DSP helix 6 canali ciascuno.
Il sistema alla fine non sarebbe eccessivamente ingombrante. Vedremo.
Alessandro Cioni
Messaggi: 543
Iscritto il: 26/01/2017, 10:28
Il mio Impianto: Sistema DIY per la musica sinfonica con...N trasduttori suddivisi in 11 vie
Località: Valmontone (RM)

Re: IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori

#312 Messaggio da Alessandro Cioni »

Salvo Manfre' ha scritto: 15/11/2021, 10:50
landscape12 ha scritto: 30/04/2018, 15:40 Prendo spunto dall'ultima taratura del mio array (arrivato la scorsa settimana a otto vie con oltre duecento altoparlanti) per fare una considerazione sulla quale ancora non ci siamo soffermati.

Premetto di aver effettuato questa taratura in modo misto: per prima cosa avvalendomi di un supporto strumentale, secondariamente con ascolti "mirati" di pezzi a me molto noti (ascoltati anche dal vivo), per le rifiniture. Non mi dilungo sulla tecnica adottata in quanto inutilizzabile nei casi comuni e quindi di scarsissimo interesse.

Ebbene. una volta terminata la messa a punto ho potuto constatare, sia strumentalmente che all'ascolto, una capacità dinamica inusitata, dovuta all'assoluta mancanza di compressione sull'intera gamma di frequenze.
Pensandoci meglio questo fatto è abbastanza ovvio, poiché gli array plurivie lavorano in regime pressochè statico, sebbene i singoli altoparlanti abbiano una capacità di escursione e tenuta in potenza molto più elevata, tale da poter rispondere senza problemi anche alle sollecitazioni più violente.

Tutto ciò, senza dimenticarci sul versante opposto della capacità di microcontrasto eccezionale ai bassissimi livelli di ascolto, dovuta alla massima leggerezza possibile delle masse in movimento (ma questo è stato già ampiamente posto in evidenza).
Buon giorno a tutti, sono nuovo del forum. Sono rimasto affascinato dal sistema di Alessandro Cioni, ho letto tutti i post per cercare di capire se potrei negli anni pensare di autocostruire un sistema simile e sosprattutto se in un ambiente 7x3 metri con impianto sul lato corto e punto di ascolto fisso a 3 metri non sia eccessivamente vicino per degli array.
Ho quotato landscape12 perché ha implementato un sistema simile ma più piccolo e mi piacerebbe una sua descrizione dettagliata.
Un saluto
Salvo
tre metri tra le pareti laterali sono insufficienti.
Puoi invece ottenere un risultato eccellente se riesci a mettere l’impianto sul lato lungo, a ridosso della parete posteriore e a 1,2/1,5 m dalle laterali. Fonoassorbente dietro l’ascolto.
Non resterebbe che valutare attentamente l’altezza degli array.
Si può fare.
Ultima modifica di Alessandro Cioni il 20/11/2021, 8:20, modificato 1 volta in totale.
Il compito non è tanto di vedere ciò che nessun altro ha ancora visto; ma pensare ciò che nessun altro ha ancora pensato riguardo a quello che chiunque vede. (E. Schrodinger)
Alessandro Cioni
Messaggi: 543
Iscritto il: 26/01/2017, 10:28
Il mio Impianto: Sistema DIY per la musica sinfonica con...N trasduttori suddivisi in 11 vie
Località: Valmontone (RM)

Re: IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori (cc)

#313 Messaggio da Alessandro Cioni »

Coltr@ne ha scritto: 16/11/2021, 14:05 Sarai anche nuovo del Forum ma per colpa tua mi son riletto tutte le 31 pagine per l'ennesima volta. :mrgreen:
Avrei un milione di domande che mi son rimaste in sospeso, posso iniziare? :shock:
spara
Il compito non è tanto di vedere ciò che nessun altro ha ancora visto; ma pensare ciò che nessun altro ha ancora pensato riguardo a quello che chiunque vede. (E. Schrodinger)
Salvo Manfre'
Messaggi: 4
Iscritto il: 29/10/2021, 16:11
Il mio Impianto: Amplifictore Lo Scherzo di Luca Chiomenti, diffusori
Minidiffusori di Sergio Canini, SACD Pioneer d-10.

Re: IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori

#314 Messaggio da Salvo Manfre' »

Alessandro Cioni ha scritto: 19/11/2021, 22:06
Salvo Manfre' ha scritto: 15/11/2021, 10:50
landscape12 ha scritto: 30/04/2018, 15:40 Prendo spunto dall'ultima taratura del mio array (arrivato la scorsa settimana a otto vie con oltre duecento altoparlanti) per fare una considerazione sulla quale ancora non ci siamo soffermati.

Premetto di aver effettuato questa taratura in modo misto: per prima cosa avvalendomi di un supporto strumentale, secondariamente con ascolti "mirati" di pezzi a me molto noti (ascoltati anche dal vivo), per le rifiniture. Non mi dilungo sulla tecnica adottata in quanto inutilizzabile nei casi comuni e quindi di scarsissimo interesse.

Ebbene. una volta terminata la messa a punto ho potuto constatare, sia strumentalmente che all'ascolto, una capacità dinamica inusitata, dovuta all'assoluta mancanza di compressione sull'intera gamma di frequenze.
Pensandoci meglio questo fatto è abbastanza ovvio, poiché gli array plurivie lavorano in regime pressochè statico, sebbene i singoli altoparlanti abbiano una capacità di escursione e tenuta in potenza molto più elevata, tale da poter rispondere senza problemi anche alle sollecitazioni più violente.

Tutto ciò, senza dimenticarci sul versante opposto della capacità di microcontrasto eccezionale ai bassissimi livelli di ascolto, dovuta alla massima leggerezza possibile delle masse in movimento (ma questo è stato già ampiamente posto in evidenza).
Buon giorno a tutti, sono nuovo del forum. Sono rimasto affascinato dal sistema di Alessandro Cioni, ho letto tutti i post per cercare di capire se potrei negli anni pensare di autocostruire un sistema simile e sosprattutto se in un ambiente 7x3 metri con impianto sul lato corto e punto di ascolto fisso a 3 metri non sia eccessivamente vicino per degli array.
Ho quotato landscape12 perché ha implementato un sistema simile ma più piccolo e mi piacerebbe una sua descrizione dettagliata.
Un saluto
Salvo
tre metri tra le pareti laterali sono insufficienti.
Puoi invece ottenere un risultato eccellente se riesci a mettere l’impianto sul lato lungo, a ridosso della parete posteriore e a 1,2/1,5 m dalle laterali. Fonoassorbente dietro l’ascolto.
Non resterebbe che valutare attentamente l’altezza degli array.
Si può fare.
Rimisurato tutto. La stanza è esattamente 3.5 x 6 m. Sul lato lungo è presente un camino. È anche il punto di arrivo di una scala dal piano inferiore, quindi il punto di ascolto sarebbe a 2 m. Insomma il lato lungo lo devo escludere. Due o tre vie con 9-12 AP con un sub mono al centro sono quindi contro producenti sul lato corto?
Grazie per la risposta. Sempre grande ammirazione per la tua realizzazione.
Un saluto
Salvo
Avatar utente
Coltr@ne
Messaggi: 363
Iscritto il: 25/12/2016, 11:36

Re: IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori (cc)

#315 Messaggio da Coltr@ne »

Alessandro Cioni ha scritto: 02/02/2017, 9:09
MarioBon ha scritto: Immagine
le altre foto sono qui:
http://audioitalia.mondoforum.com/viewt ... 8&start=30
con regime statico l'autore intende che gli altoparlanti si muovono talmente poco da essere praticamente fermi (statici)
Non mi è mai piaciuto essere al centro dell'attenzione, tanto meno come lo “sborone” di turno.
Tuttavia Mario ha espresso il suo interesse nella cosa, chiedendomi di illustrare la genesi e le esperienze che mi hanno portato a tanto.
Farò del mio meglio.
Premetto che fino a oggi non ho mai posseduto strumenti di misura che avvalorino il tutto, e che ogni mia considerazione e consapevolezza è frutto di ragionamenti basati unicamente sull'analisi delle sedute d'ascolto.
Quanto segue è un'integrazione di quanto già in passato descritto su un altro forum italiano, e in parte anche pubblicato su un recente numero di una nota rivista del settore.


Il regime statico

Una volta lessi da qualche parte, forse sui manuali di autocostruzione Ciare, circa i benefici, in termini di pressione sonora, riguardo i collegamenti serie-parallelo degli altoparlanti.
Collegando due AP in parallelo tra loro leggevo, si ha un aumento di 3db grazie al raddoppio della superficie radiante, e un ulteriore aumento di altri 3db grazie al raddoppio del lavoro svolto dall'ampli, che si trova a operare su un carico dimezzato. Totale +6db.
Collegandoli invece in serie, si ha un aumento di 3db grazie al raddoppio della superficie radiante, e una diminuzione di 3db poiché il carico, rispetto all'AP singolo, è raddoppiato. Totale +0db.
Quindi, collegandone 4, quindi 2serie X 2parallelo, si ottiene un aumento di 6db mantenendo invariato il carico visto dall'ampli.
Riflettendoci, tutto ciò mi sembrò inizialmente poco credibile.
Così tentai allora una prova empirica nonostante fossi sprovvisto di strumenti di misura.

Presi due AP a cono da 8 Ohm, mi pare 13 o 16 cm, ascoltai un segnale musicale a larga banda e regolai il volume in maniera che la qualità del lavoro svolto dall'ampli potesse rimanere, al di sopra di ogni sospetto, come un parametro non alterante per la prova.
Feci anche molta attenzione alla fasatura tra i due AP.
Rispetto all'AP singolo, il collegamento in parallelo metteva effettivamente in evidenza un aumento sostanziale della pressione sonora, presumibilmente di 6db.
Il collegamento in serie invece, oltre a confermare la prova, mostrava un aspetto del tutto nuovo e soprattutto imprevisto.
A una prima “orecchiata” il dato di +0db sembrava essere confermato.
Ma poi, fu subito evidente che in realtà la pressione sonora era leggermente diminuita.
Perché?
Provai a perfezionare la fasatura, ma il risultato era ancora molto, troppo lontano per poter soddisfare la mia curiosità. Poi notai qualcos'altro.
La qualità del suono cambiava.
Migliorava.
Il miglioramento era abbastanza evidente in gamma media; l'alta probabilmente, non veniva neanche emessa da un cono di quelle dimensioni.
Feci subito 2+2, nel senso che il ragionamento appariva facile ed evidente.
Minor pressione sonora, maggior qualità... minor distorsione.
Introducendo collegamenti in serie, si riduce la distorsione...
ma perché?

Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e di ragionamenti ne ho fatti, e se ne potrebbero fare veramente tanti.
Ma alla fine il succo è più o meno uno solo.
Si riduce la distorsione perché il collegamento in serie ne fraziona il lavoro e riduce quindi l'ampiezza delle oscillazioni di ogni membrana.
Osservando l'AP alla luce della banale meccanica Newtoniana (banale oggi, non certo ai tempi di Isaac), tutto inizia pian pianino a diventare evidente.
Il corpo mobile di un magnetodinamico ha una massa, e pertanto, un'inerzia.
Questo rende impossibile al movimento della membrana copiare esattamente il segnale musicale.
C'è sempre una componente di non coerenza tra il segnale elettrico e il movimento della bobina mobile.
La coerenza assoluta in un magnetodinamico, la potrebbe avere solamente un AP con corpo mobile avente massa zero, fatto cioè di “fibra di fata”, e con sospensioni con forza elastica pari a zero, e anche qui la fata sembra essere essenziale.
Con un AP così il fattore di forza e molti altri parametri (se non tutti) che ne descrivono il comportamento perderebbero il loro significato.
Tutto il datasheet, compreso il grafico di “risposta in frequenza”, crollerebbe come un castello di carte da gioco.

Le fate purtroppo non esistono.
Esistono soluzioni di tipo elettrico, come ad esempio gli ampli da un quintale, che è come dire che per spostare bene un energumeno occorre utilizzare un altro energumeno.
Il che può anche essere vero, ma dipende dal tipo di risultato che cerchiamo.
Io, oggi più che ieri, sono convinto che un problema di natura meccanica richiede una soluzione squisitamente meccanica, non elettrica.
Quindi non resta che tornare sulle pagine della meccanica Newtoniana per capire cosa si può fare.

L'inerzia è la tendenza di un corpo di mantenere la propria quantità di moto.
La quantità di moto è massa e movimento.
Un corpo privo di massa o fermo ha una quantità di moto pari a zero.
L'inerzia tende a zero per velocità e quindi accelerazioni che tendono a zero.
L'altoparlante tende alla perfezione per segnali la cui ampiezza tende a zero (anche se in questo l'inerzia non è l'unico fattore), cioè nel silenzio.

Anzitutto ovviamente, è necessario scegliere i trasduttori con la massa mobile più bassa possibile, o più in generale trasduttori dal favorevole rapporto tra SD*BxL/MMS.
Poi cercheremo di ridurre il movimento delle membrane suddividendo in orizzontale e in verticale il segnale sonoro, ottenendo così una sorta di matrice in cui ogni settore, contiene segnale destinato ad un solo altoparlante.
La suddivisione orizzontale è ottenuta frazionando il segnale in vie: l'ampiezza di banda su ciascuna via si ridurrà all'aumentare del numero delle vie che compongono l'intera banda audio, riducendo la distorsione da intermodulazione, l'ampiezza dell'oscillazione, quindi l'inerzia e il feedback.
La suddivisione verticale invece, è ottenuta dividendo ogni via per un numero che, se vogliamo mantenere l'impedenza totale uguale a quella nominale degli altoparlanti, deve essere necessariamente il quadrato di un numero intero, ad es. 1, 4, 9, 16, 25, ecc., collegandoli poi in serie-parallelo rispettivamente con 1x1, 2x2, 3x3, 4x4, 5x5, ecc.
Facciamo un esempio con un midrange a cono da 4 pollici (55cm2 di superficie effettiva), con una sensibilità nominale di 90 db e una massa mobile di 3 grammi: se invece di uno ne utilizziamo 4 avremo su ogni midrange solo ¼ del segnale, riducendo notevolmente l'oscillazione delle membrane, quindi la forza d'inerzia e, ancora, il feedback.
Inoltre la matematica ci insegna che, in linea teorica, abbiamo ottenuto un aumento di sensibilità di ben 6db.
Nel caso ne utilizzassimo 16, l'aumento di sensibilità rispetto ad un singolo midrange sarebbe addirittura di 12db (con una direttività verticale maggiore).
Un altoparlante così concepito avrebbe una superficie equivalente a quella di un 15 pollici (55x16= 880cmq) che, invece di avere un comportamento condizionato da una tipica massa mobile intorno ai 100g, avrebbe la precisione e la coerenza di un altoparlante dalla massa mobile di soli 3 grammi.
Ed è proprio questo l'aspetto, che viene numericamente espresso dal valore teorico di sensibilità (da non confondere con l'efficienza), che in questo caso raggiungerebbe ben 102db.
Un altoparlante il cui grafico di risposta in frequenza perderebbe quasi la sua utilità, poiché tale curva ci apparirebbe maggiormente piatta ed estesa.
Un altoparlante con "la coperta molto lunga", capace di restituire grandi pressioni sonore con bassissimi livelli di distorsione, e capace di lavorare significativamente più in basso, anche di 1 o 2 ottave, aggirando di fatto quella legge che lega l'emissione delle basse frequenze al movimento di grandi masse.
Immaginiamo un bel gruppetto di 16 tweeter con la cupola da 25mm; quei tweeter che nei sistemi a tre vie vengono comunemente utilizzati dai 3000hz in su. Immaginiamo cosa possono fare se utilizzati in gamma media tra 500 e 1000hz, più o meno a cavallo o addirittura totalmente al di sotto della loro frequenza di risonanza, nella zona quindi dove la curva d'impedenza e la fase sono tutt'altro che lineari.
Immaginiamo quanto potrà essere riprodotta fedelmente la gamma media, la zona sacra dove nulla sfugge alle orecchie, se ora invece di un cono di diversi grammi possiamo utilizzare un altoparlante la cui massa mobile è inferiore di un ordine di grandezza.

Tale strategia progettuale mi ricorda quella pubblicità che invitando al gioco d'azzardo recitava “ti piace vincere facile?”, dove durante una partita di calcio una delle due squadre metteva in campo centinaia di giocatori.
Naturalmente l'impiego di un numero di risorse così improbabile ci faceva sorridere.
Chi invece ha avuto l'opportunità di ascoltare la musica uscire da un impianto concepito con tali criteri no, non sorrideva affatto.
Aveva anzi l'espressione di chi, sgranando un po' gli occhi, smette di respirare per non far rumore.



il mio impianto

Non mi sono svegliato una mattina con un'idea così complessa.
Se così fosse avrei probabilmente rinunciato di fronte all'impegno cui sarei andato incontro.
La scelta fu semplicemente quella di prendere una direzione precisa non sapendo esattamente dove sarei andato a finire.
Iniziai con il moltiplicare per quattro il numero di trasduttori del mio sistema a due vie, così mi ritrovai ad ascoltare 4 Wf e 4 Tw in multiamplificazione.
Molto interessante.
Poi passai subito ad array di 9 AP con tre vie, poi quattro vie, poi 16 AP per via...
Un'alternanza d'innumerevoli piccoli e grandi upgades seguiti da altrettanti lunghi periodi d'ascolto, quanto mai necessari a educare l'orecchio e allenare il cervello a recepire un messaggio musicale sempre più complesso.
Una progressione lunghissima e relativamente lenta, spesso condizionata dalla scarsità di risorse.
La passione di una vita.
Un impianto che nonostante la complessità e il grande risultato raggiunto, ha prestazioni che restano comunque il frutto di vari compromessi, primo dei quali la mancanza di spazio e di una sala d'ascolto propriamente detta.

Oggi ascolto 302 trasduttori suddivisi in 9 vie con altrettanti amplificatori, filtri digitali Butterworth 42db/oct e analogici attivi Butterworth 24db/oct, con frequenze d'incrocio a 40/80/250/750/1250/2500/4500/7000Hz.
Le prime due vie sono costituite da due grossi diffusori dislocati in posizioni molto congeniali all'ambiente casalingo e poco congeniali all'ascolto.
Le successive quattro, complessivamente da 80hz a 2500hz, sono in bella mostra disposte in array verticale nei cabinet rivestiti in alluminio.
Le ultime tre, per mancanza di spazio, sono state per il momento installate sulla parete di fondo, circa 120cm più indietro rispetto alle vie inferiori. La fase acustica è stata riallineata generando un ritardo temporale sulle altre vie utilizzando un'utile funzione del crossover digitale.
I cabinet ovviamente, hanno criteri costruttivi utili a ridurre le risonanze interne, smorzare le vibrazioni ecc.ecc. e il caricamento è sempre in cassa chiusa.
Lo sforzo progettuale vero e proprio, ha riguardato il concepimento di una struttura esteticamente accettabile, in grado di impilare così tanti altoparlanti nel minor spazio possibile.


L'ambiente d'ascolto

Non ha nessun tipo di fonoassorbente specifico, neanche un tappeto, ed è quotidianamente vissuto da tutti i componenti della famiglia, cosa che tutto sommato, non mi dispiace affatto, perché permette alla musica di essere sempre presente nella vita quotidiana.
La sala è rettangolare di 6,06 x 4,64 m, e l'impianto è a ridosso di una parete corta.
Quasi al centro della sala, proprio davanti al diffusore del canale destro e contro ogni buon senso, c'è un tavolo; un paio di divani sul fondo, e un grosso camino angolare dietro il diffusore del canale sinistro.
Avete letto bene... un camino dietro un diffusore, o forse sarebbe meglio dire un diffusore davanti a un camino.
Ehm... sì, il camino lo accendo ancora.
I diffusori hanno un cabinet rivestito in alluminio chiaro, e sono ragionevolmente capaci di riflettere il calore.
Poi, all'occorrenza, possono essere spostati. Le unità dei bassi (la terza via), possono “scivolare” fino a trovare una collocazione a ridosso della parete di fondo, proprio a fianco alle elettroniche. Quelle dei medi invece (quarta, quinta e sesta via), sono appese a una trave portante del soffitto, e possono essere spostate con un sistema di carrucole che ne demoltiplica il peso, altrimenti superiore agli 80kg, fino a fargli raggiungere le pareti laterali.
Un problema efficacemente risolto con l'ingegno ma, soprattutto, qualcuno l'avrà capito, con una moglie mooolto tollerante.


Le vie:

PRIMA (fino a 40Hz)
200 litri con 2 woofer da 30cm, monacor SPH-300ctc, doppia bobina (2x8 Ohm), membrana in fibra di carbonio da 100 grammi, cestello in pressofuso. Quattro bobine in totale collegate 2 serie x 2 parallelo per un'impedenza totale di 8 Ohm.
Amplificato dal primo canale di un modulo Powersoft litemod.
Il segnale è monofonico.

SECONDA (40-80Hz)
200 litri con 4 woofer da 30cm, monacor SPH-315, 8 Ohm, membrana in polipropilene da 55 grammi, cestello in lamiera. Collegamento 2 serie x 2 parallelo, per un'impedenza totale di 8 Ohm.
Amplificato dal secondo canale del modulo Powersoft litemod di cui sopra.
Il segnale è monofonico.

TERZA (80-250Hz)
Iniziano l'array verticale e la stereofonia. 80+80 litri con 16 mid-woofer per canale, 10cm, monacor SPM-116/8, 8 Ohm, membrana in carta da 3,8 grammi, cestello in lamiera. Collegamento 4 serie x 4 parallelo, per un'impedenza totale di 8 Ohm.
Certo, dovendone acquistare solo una coppia un cestello in pressofuso sarebbe stato preferibile, come pure una rigida membrana in alluminio. Ma con 32...
Un altoparlante molto, ma molto economico, ma con una grande virtù: scendere fino sotto i 100hz con appena 3,8 grammi.
Amplificatore Powersoft litemod

QUARTA (250-750Hz)
Inizia la zona dove l'orecchio non può essere ingannato. La zona sacra. 30+30 litri circa, molto fonoassorbente. Array verticale di 16 midrange per canale, 10cm, monacor SPH-102KEP, 8 Ohm, membrana in kevlar da 3 grammi, cestello in pressofuso, rifasatore ad ogiva, magnete doppio. Collegamento 4 serie x 4 parallelo, per un'impedenza totale di 8 Ohm.
Altoparlante di qualità, non economico. Il complesso magnetico risulta stranamente avere polarità inversa rispetto a tutti gli altri altoparlanti. La scelta di collocarlo nel mezzo di un pannello con tre array, produce quindi un generale rafforzamento delle linee di campo magnetico efficace su tutte e tre le vie.
Amplificatore Powersoft litemod

QUINTA (750-1250Hz)
Iniziano le cupole. Array verticale di 16 altoparlanti per canale, 28mm, ciare HT263, 8 Ohm, membrana in seta spessa.
Collegamento 4 serie x 4 parallelo, per un'impedenza totale di 8 Ohm.
Un altoparlante relativamente economico, pesante, un tweeter mediocre. Utilizzandone 16 però, diventa un eccellente midrange. Alle frequenze cui è stato destinato infatti sono normalmente utilizzati trasduttori dalla massa mobile ben più alta.
Amplificatore marantz PM4001.

SESTA (1250-2500Hz)
Array verticale di 16 cupole per canale, 25mm, monacor DT-254, 8 Ohm, membrana in tessuto leggerissimo. Privo di ferro fluido.
Collegamento 4 serie x 4 parallelo, per un'impedenza totale di 8 Ohm.
Un altoparlante di pregio. Eccellente. Ulteriormente migliorato dall'aggiunta di un secondo magnete, e dalla rimozione della griglia frontale in metallo.
Amplificatore marantz PM4001.

SETTIMA (2500-4500Hz)
Array verticale di 12 cupole per canale (è in corso l'upgrade a 16/ch), 19mm, monacor DT-19SU, 8 Ohm, membrana in materiale sintetico, magnete doppio.
Collegamento 4 serie x 3 parallelo, per un'impedenza totale di 10,6 Ohm.
Per la mancanza di spazio nell'ambiente d'ascolto, questa, l'ottava e la nona via, sono state installate sulla parete di fondo, circa 120cm più indietro rispetto alle vie inferiori. La fase acustica è stata riallineata, generando un ritardo temporale sulle altre vie, utilizzando un'utile funzione del crossover digitale.
Amplificatore marantz PM4001.

OTTAVA (4500-7000Hz)
Array verticale di 16 tweeter per canale (è in corso l'upgrade a 20/ch), bobina mobile da 14mm, visaton DTW72, 8 Ohm, membrana leggerissima in policarbonato. Ferro fluido. Dichiarano una massa mobile di appena 0,1g ma immagino che qualche decimale è stato volutamente omesso. Leggero caricamento a tromba, probabilmente necessario a proteggere la delicatissima membrana da urti accidentali. Un altoparlante molto economico ma ben realizzato e perfettamente congeniale alle necessità del progetto.
Collegamento 4 serie x 4 parallelo, per un'impedenza totale di 8 Ohm.
Amplificatore marantz PM4001.

NONA (da 7000Hz in poi)
E' cronologicamente l'ultima arrivata. Mi ha permesso di restringere l'emissione di tutte le altre vie e di spostarle tutte verso il basso, con un guadagno di stabilità e leggerezza nella gamma medio-alta e alta.
Ho scelto per ora di non rilasciare particolari informazioni sulla tipologia di trasduttori utilizzati.
Dirò solamente che sono molto piccoli, sono in numero di 48/ch, e che riescono perfettamente ad emulare la sorgente lineare.


Il filtraggio:
Ricordo un periodo nel quale non sapevo più dove nascondere i miei numerosi filtri passivi.
Avevo già raggiunto le sette-otto vie con altrettanti amplificatori, e ogni via era filtrata da un particolare passabanda a 12db/oct, che avevo battezzato con l'appellativo di “cuspide”, ossia un filtraggio in cui il passa-alto coincide con il passa-basso, ottenuto utilizzando l'inversione serie-parallelo della stessa identica coppia di valori di capacità e induttanza. Un sistema in grado di fornire una funzione di filtraggio eccellente in termini di controllo delle rotazioni di fase, ma con una linearità nella risposta quantomai condizionata dal numero delle vie.
Un sistema interessante.
Una follia, pensai col senno di poi, dopo aver fatto piazza pulita sostituendo il tutto con i filtri attivi.
Ricominciai immediatamente a complicarmi l'esistenza, pensando alla soluzione del filtro digitale, per il quale però, avrei dovuto pazientemente attendere, fino a che il mercato, ancora troppo immaturo, fosse in grado di proporre qualcosa d'interessante, a un prezzo ben lontano da quello di un appartamento in centro. Aspettai.

Un giorno ero seduto a un bar, ascoltando il forte vociame provenire da un tavolo vicino. C'era un tizio che parlava d'alta fedeltà nel mondo del car-audio. Ora che ci penso bene non parlava, urlava.
Aveva evidentemente compromesso il proprio udito a causa della sua “malsana” passione.
Di fronte alle sue eresie non riuscii proprio a farmi i fatti miei. Mi intromisi, e cominciammo a confrontarci.
Naturalmente la conversazione non fu piacevole, non da parte mia almeno, ma diventò improvvisamente interessante nell'istante in cui quell'individuo, proveniente da una realtà audiofila così distante dalla mia, tirò fuori dal suo cilindro la soluzione su misura per me.
L'alba del giorno dopo ovviamente, sapevo già tutto sui filtri digitali proposti dai marchi del settore car-audio.

Ora, avrei potuto dirvi subito che il filtro digitale che sto felicemente utilizzando, proviene proprio da lì.
Ma ho preferito raccontarvi la storiella di quel tizio così improbabile, che quel giorno, mi fece inconsapevolmente un grande dono.
M'insegnò che mai nulla deve essere dato per scontato, soprattutto in alta fedeltà, dove l'assidua ricerca di certezze, tende troppo spesso a farci erigere altarini che, con il tempo, diventano poi difficili da demolire.

Aspettai ancora un paio d'anni prima di individuare il prodotto giusto, l'ultimo nato della tedesca HELIX, il DSP PRO, dove DSP, è l'acronimo di digital sound processor.
La “scatola magica” lo chiamo, perché fa tutto quello che mi occorre e molto di più.
L'unica insufficienza riguarda il numero dei canali in uscita: “solamente” dieci.
Per un impianto a otto vie infatti (all'epoca ne avevo otto), ne servirebbero in teoria sedici. In pratica andrebbero bene anche quattordici, perché configurando il segnale in mono nelle prime due vie se ne possono risparmiare due.
Così, prima del grande passo, ho scaricato il software gratuito, l'ho studiato e ho poi contattato i tecnici della Helix, ai quali ho domandato se secondo loro sarebbe stato possibile utilizzarne due in orizzontale, uno per il canale destro, l'altro per il sinistro.
Mi hanno confessato di non essersi mai spinti così lontano, e a loro avviso, tale soluzione avrebbe probabilmente introdotto uno sbilanciamento dei canali, dovuto alla non-linearità del potenziometro stereo utilizzato per il controllo digitale del volume. In alternativa avrei potuto accoppiare i due DSP in verticale, utilizzando un'apposita scheda d'uscita digitale nel primo DSP, per replicare il segnale (volume controlled) da inviare al secondo DSP. In tal modo però, si sarebbe generato un ritardo temporale tra i due DSP, di almeno 7 samples, corrispondenti a 72,9 µsec o 24.8mm, ma, immagino io, di entità effettivamente ignota, e quindi difficilmente recuperabile a priori utilizzando l'apposita funzione contenuta nel software di gestione.
Per il momento rimango felicemente con la soluzione parziale di un solo DSP, lasciando i vecchi filtri analogici attivi su alcuni incroci alle alte frequenze, dove cioè l'assenza di muri digitali (ai fini della gestione del feedback), può essere tranquillamente considerata trascurabile.
Il prossimo passo probabilmente, mi porterà dritto dritto ai filtri FIR, sono ancora abbastanza giovane e sento ancora di poter imparare.
Il software di gestione Helix opera in ambiente windows, è assolutamente completo e ben fatto, ma a un primo approccio, non si sa veramente da dove cominciare. Nonostante fossi stato previdente nel prepararmi un paio di files con il filtraggio desiderato, mi ci sono volute diverse ore di tentativi, prima di riuscire ad azzeccare la giusta combinazione di impostazioni, utile a farmi udire il primo, primordiale, segnale sonoro, e ad abbandonarmi quindi al grido di EUREKA!
Superato lo scoglio, si entra nel nuovo mondo.
Si può voracemente sperimentare, giocando con tutti i possibili modelli di filtraggio e implementando tale funzione con quella dell'equalizzatore. Il tutto, ovviamente, in modo istantaneo, divertente, e senza alcuna perdita energetica sul segnale.
Si lo so, non so quotare con questo forum.
1) Mi sfugge il perchè usare un altoparlante fuori dalla sua zona di linearità, ne so calcolarne il comportamento. Il Ciare evidenziato, lo equalizzi o che altro?
2) Se potresti progettarti altoparlanti di che caratteristiche avresti bisogno? Bobine da 1 ohm?
Ne segue che due individui diversi di fronte alla stessa sorgente sonora non sentono la stessa cosa. Nemmeno la stessa persona, di fronte alla ripetizione dello stesso messaggio, sente due volte la stessa cosa.
Alessandro Cioni
Messaggi: 543
Iscritto il: 26/01/2017, 10:28
Il mio Impianto: Sistema DIY per la musica sinfonica con...N trasduttori suddivisi in 11 vie
Località: Valmontone (RM)

Re: IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori

#316 Messaggio da Alessandro Cioni »

[quote="Salvo Manfre”]
Rimisurato tutto. La stanza è esattamente 3.5 x 6 m. Sul lato lungo è presente un camino. È anche il punto di arrivo di una scala dal piano inferiore, quindi il punto di ascolto sarebbe a 2 m. Insomma il lato lungo lo devo escludere. Due o tre vie con 9-12 AP con un sub mono al centro sono quindi contro producenti sul lato corto?
Grazie per la risposta. Sempre grande ammirazione per la tua realizzazione.
Un saluto
Salvo
[/quote]
un sistema in array concepito con i criteri di cui al post iniziale gode di una marcata direttività verticale e un’altrettanto marcata dispersione orizzontale.
La prima ti aiuta non poco a controllare la riflessione più gravosa in ambiente, la seconda invece risulta congeniale solo con ambienti grandi.
3,5 metri sono pochi.
Dovresti assorbire con pannelli ad hoc in grado di essere efficaci fino a 2-300Hz.
Proverei comunque una disposizione degli allineamenti con frequenze crescenti verso l’esterno.
Il compito non è tanto di vedere ciò che nessun altro ha ancora visto; ma pensare ciò che nessun altro ha ancora pensato riguardo a quello che chiunque vede. (E. Schrodinger)
Alessandro Cioni
Messaggi: 543
Iscritto il: 26/01/2017, 10:28
Il mio Impianto: Sistema DIY per la musica sinfonica con...N trasduttori suddivisi in 11 vie
Località: Valmontone (RM)

Re: IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori (cc)

#317 Messaggio da Alessandro Cioni »

Rispondo a Coltr@ne

1) I sistemi di riproduzione devono rispondere a parametri quantitativi che portano a definire come zona di “confort” quell’intervallo di frequenze dove la curva d’impedenza tocca il suo minimo modulo, detta zona resistiva, compresa tra la risonanza e la zona induttiva.
Laddove invece l’aspetto quantitativo viene risolto con la strategia descritta in oggetto, ci si accorge che spostare il punto di lavoro verso frequenze più basse, cui corrispondono movimenti più lenti, porta vantaggi sull’aspetto qualitativo.

Idealmente l’altoparlante dovrebbe lavorare solo sulla propria risonanza e per segnali di ampiezza tendente a zero. Tutto ciò che eccede da questa condizione è di troppo.
Il segnale stesso, per quanto paradossale, è intrinsecamente di troppo.

I sistemi tradizionali sono ben lontani dallo zero, e per produrre un’adeguata SPL devono sintonizzare tradizionalmente i propri altoparlanti, un’ottava o due sopra la risonanza.
Un tweeter con passa alto del 2* ordine a 2KHz ha già una mole di lavoro che pochi componenti possono permettersi di svolgere dignitosamente.
Ora analizziamo i miei 16 ciare.
Sono filtrati con un passabanda tra 600 e 900Hz.
Ciascuno di loro è in linea teorica eccitato come sarebbe eccitato un singolo altoparlante con un passabanda tra 2400 e 3600 (nella realtà i segnali musicali hanno una distribuzione energetica un pò diversa), un range di lavoro che molte cupole da un pollice possono permettersi di svolgere e che, per usare le tue parole, è all’interno della sua linearità.
Se lo equalizzo?
Una banda così stretta è di per se un equalizzatore naturale.
In ogni caso un array di quasi due metri, in un normale ambiente domestico genera alterazioni della risposta ben maggiori di quelle intrinseche al singolo altoparlante.
Purtroppo la facilità della messa a punto non è tra i punti di forza di questo sistema.

2) Se potessi progettarmi gli altoparlanti per una tale applicazione non baderei in prima analisi all’impedenza.
Quella può essere facilmente gestita nel rapporto serie/parallelo e configurata a piacimento.
Il nemico giurato è sempre la massa, il resto va analizzato in relazione al progetto, pilotaggio incluso.
Un underhung (bobina più corta del traferro) per ridurre la massa mobile, ma non è detto che un overhung non sia più congeniale in alcune situazioni.
Comunque come ho già detto in passato, laddove riduciamo il lavoro “in lungo e in largo” non ha molto senso cercare il trasduttore miracoloso, anche perché i suoi costi subiscono un fattore di moltiplicazione dato dall’array.
Ultima modifica di Alessandro Cioni il 21/11/2021, 8:42, modificato 2 volte in totale.
Il compito non è tanto di vedere ciò che nessun altro ha ancora visto; ma pensare ciò che nessun altro ha ancora pensato riguardo a quello che chiunque vede. (E. Schrodinger)
Avatar utente
Coltr@ne
Messaggi: 363
Iscritto il: 25/12/2016, 11:36

Re: IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori (cc)

#318 Messaggio da Coltr@ne »

Alessandro Cioni ha scritto: 21/11/2021, 0:27

2) Se potessi progettarmi gli altoparlanti per una tale applicazione non baderei in prima analisi all’impedenza.
Quella può essere facilmente gestita nel rapporto serie/parallelo e configurata a piacimento.
Il nemico giurato è sempre la massa.
Sceglierei un underhug (bobina più corta del traferro) per ridurre la massa mobile.
A quello mi riferivo, il nemico giurato è la massa, ridurre la massa riducendo il numero di spire, riducendo i magneti col neodimio ridurresti i problemi di attrazione, insomma credo che nella "ricerca" degli altoparlanti "giusti" tu debba fare "calcoli diversi" dal solito.
Per esempio i tweeter "stile" hifi car, senza flangia non aiuterebbe a ridurre la distanza dei centri di emissione? Oppure i largabanda da un paio di pollici, tipo quelli usati da macintosh, sono o no da prendere in considerazione?
Ne segue che due individui diversi di fronte alla stessa sorgente sonora non sentono la stessa cosa. Nemmeno la stessa persona, di fronte alla ripetizione dello stesso messaggio, sente due volte la stessa cosa.
Alessandro Cioni
Messaggi: 543
Iscritto il: 26/01/2017, 10:28
Il mio Impianto: Sistema DIY per la musica sinfonica con...N trasduttori suddivisi in 11 vie
Località: Valmontone (RM)

Re: IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori (cc)

#319 Messaggio da Alessandro Cioni »

se riduci il numero di spire riduci la massa ma anche il motore.
Semmai riduciamo la sezione del conduttore, tanto la tenuta in potenza non ci interessa.
Si, altoparlanti privi di flangia aumentano la densità d’emissione e spostano il lavoro verso lo zero, ma una flangia va necessariamente generata, l’onda va guidata, altrimenti insorgono problemi non più risolvibili con il mouse.
Ho utilizzato anche ap da 2”, dovrebbero esserci le foto.
Il compito non è tanto di vedere ciò che nessun altro ha ancora visto; ma pensare ciò che nessun altro ha ancora pensato riguardo a quello che chiunque vede. (E. Schrodinger)
Alessandro Cioni
Messaggi: 543
Iscritto il: 26/01/2017, 10:28
Il mio Impianto: Sistema DIY per la musica sinfonica con...N trasduttori suddivisi in 11 vie
Località: Valmontone (RM)

Re: IL REGIME STATICO, un sistema da 300 trasduttori (cc)

#320 Messaggio da Alessandro Cioni »

Comunque hai ragione, la ferrite in questo caso non è nostra amica.
Quando ho cominciato il mercato non era quello di oggi.
Oggi probabilmente non sceglierei neanche uno dei trasduttori che utilizzo.
Il compito non è tanto di vedere ciò che nessun altro ha ancora visto; ma pensare ciò che nessun altro ha ancora pensato riguardo a quello che chiunque vede. (E. Schrodinger)
Rispondi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 25 ospiti