Con l'aumento di popolarità dei sistemi attivi, talvolta wireless, è legittimo chiedersi quale sia la configurazione migliore per sfruttarne al meglio le potenzialità.
In particolare, se un sistema di diffusori attivi offre sia ingressi digitali che analogici, possiamo scegliere se sia preferibile usare un DAC esterno o entrare direttamente in digitale.
Il problema si pone, per esempio:
- nell'interfacciamento di un lettore CD (meglio S/PDIF o uscita analogica RCA?);
- nel scegliere uno streamer con uscite digitali rispetto ad uno con uscite analogiche;
- nel considerare l'acquisto di un DAC esterno, quando si dispone altrimenti di una sorgente digitale pura.
La soluzione più semplice ed immediata è quella di arrivare in digitale direttamente al sistema di diffusori, quando possibile.
Ma è anche la migliore?
In teoria, se il DAC interno fosse di qualità insufficiente e quello esterno - pur considerando le variabili dovute all'accoppiamento elettrico - fosse di qualità superiore, si potrebbe avere una resa migliore entrando in analogico.
In pratica, questo vale solo se il sistema attivo usa un crossover elettronico analogico.
Se il sistema attivo:
- usa un "amplificatore digitale";
- usa un processore digitale per poi andare ad amplificatori analogici (indipendentemente dalla classe di funzionamento);
Allora l'ingresso analogico è convertito in digitale, processato e poi ri-convertito in analogico.
Come faccio a sapere qual è il mio caso?
Se il costruttore del sistema non è trasparente in merito al percorso del segnale, è difficile appurare se i segnali analogici vengano digitalizzati internamente o meno.
Serve aprire il diffusore e studiarne l'elettronica. Dato che non è una cosa che tutti possono o vogliono fare (anche per questioni di garanzia), bisognerebbe affidarsi alle prove pubblicate o a qualche volenteroso appassionato che abbia fatto il "teardown" del prodotto.
Come indicazioni:
- più il diffusore è economico e più è probabile che il costruttore abbia deciso di operare il più possibile nel dominio digitale (i crossover analogici sono più costosi)
- più il diffusore offre caratteristiche "digitali" (Wireless, Bluetooth, HDMI ARC) o "smart", più è probabile che il costruttore abbia scelto di far passare tutto per un processore digitale (anche i segnali analogici).
Se siete curiosi in merito ad un diffusore in particolare, fatelo presente nel thread e proviamo a risalirne alle caratteristiche.
... anche con diffusori attivi "digitali" conviene un DAC esterno?
-
- Messaggi: 851
- Iscritto il: 24/04/2019, 17:28
-
- Messaggi: 851
- Iscritto il: 24/04/2019, 17:28
Re: ... anche con diffusori attivi "digitali" conviene un DAC esterno?
Kef LS50 II Wireless
Le KEF LS50 II Wireless sono una versione "digitale" delle celebri LS 50. Il sistema è attivo: monta un amplificatore in classe D sul mediobasso e un amplificatore in classe A/B sul tweeter.
Non si tratta solo di un diffusore "attivo", è "digitale" (nel senso che incorpora ingressi digitali) e pure "networked" (nel senso che incorpora funzioni di streaming). Qualcuno lo chiamerebbe "smart" speaker.
I diffusori prevedono un ingresso analogico, ma questo entra solo sul diffurore principale. Il collegamento tra il diffusore principale e quello "secondario" avviene con un cavo di rete.

È ragionevole ritenere che tutti i segnali passino per un processore digitale e che ciascun diffusore operi una conversione D/A internamente.
Con questi diffusori non c'è ragione per usare l'ingresso analogico, a meno che la sorgente non sia analogica (giradischi, radio FM, registratore a nastro, o cassette per i più nostalgici).
Le KEF LS50 II Wireless sono una versione "digitale" delle celebri LS 50. Il sistema è attivo: monta un amplificatore in classe D sul mediobasso e un amplificatore in classe A/B sul tweeter.
Non si tratta solo di un diffusore "attivo", è "digitale" (nel senso che incorpora ingressi digitali) e pure "networked" (nel senso che incorpora funzioni di streaming). Qualcuno lo chiamerebbe "smart" speaker.
I diffusori prevedono un ingresso analogico, ma questo entra solo sul diffurore principale. Il collegamento tra il diffusore principale e quello "secondario" avviene con un cavo di rete.

È ragionevole ritenere che tutti i segnali passino per un processore digitale e che ciascun diffusore operi una conversione D/A internamente.
Con questi diffusori non c'è ragione per usare l'ingresso analogico, a meno che la sorgente non sia analogica (giradischi, radio FM, registratore a nastro, o cassette per i più nostalgici).
-
- Messaggi: 851
- Iscritto il: 24/04/2019, 17:28
Re: ... anche con diffusori attivi "digitali" conviene un DAC esterno?
Buchardt A700 (6500€)

Le Buchardt A700 sono un interessante sistema di diffusori attivi, ora disponibili nella versione LE.
Si tratta di un diffusore quadriamplificato in classe D con un'interessante peculiarità: ha tre vie anteriori e una posteriore. La via posteriore è uguale alla via bassa anteriore (che la scheda tecnica chiama sub-woofer), ma pilotata in modo indipendente. Eventualmente ne parleremo in un thread dedicato.
Il DSP a bordo pilota 4 DAC CS4398 e gli ingressi analogici, RCA o XLR, sono digitalizzati tramite un ADC a 24 bit / 192 kHz.
Le casse vengono abbinate ad un hub digitale che esce tramite un protocollo chiamato "WiSA", arrivando in wireless direttamente ai diffusori con un flusso 24/96 (in mancanza dei cavi, speriamo che qualcuno non si inventi le antenne wireless audiophile). Buchardt offre in abbinamento l'hub Platin, oppure come upgrade il Primare Prisma SC15.
Serve un DAC? No, il DAC a bordo delle casse non è escludibile e tutti i segnali sono convertiti in digitale. Aggiungere un DAC costringerebbe ad una doppia conversione del tutto inutile e del tutto evitabile.
Serve un preamplificatore? Se si hanno sorgenti analogiche e non conoscendo la qualità dell'ADC in dotazione all'hub digitale (privo di ingressi bilanciati, peraltro) può essere preferibile entrare direttamente sugli ingressi del diffusore. Il vantaggio teorico dei 192 kHz (rispetto al limite dei 96 della trasmissione wireless) non è così determinante, ma la qualità dell'ADC potrebbe esserlo.

Le Buchardt A700 sono un interessante sistema di diffusori attivi, ora disponibili nella versione LE.
Si tratta di un diffusore quadriamplificato in classe D con un'interessante peculiarità: ha tre vie anteriori e una posteriore. La via posteriore è uguale alla via bassa anteriore (che la scheda tecnica chiama sub-woofer), ma pilotata in modo indipendente. Eventualmente ne parleremo in un thread dedicato.
Il DSP a bordo pilota 4 DAC CS4398 e gli ingressi analogici, RCA o XLR, sono digitalizzati tramite un ADC a 24 bit / 192 kHz.
Le casse vengono abbinate ad un hub digitale che esce tramite un protocollo chiamato "WiSA", arrivando in wireless direttamente ai diffusori con un flusso 24/96 (in mancanza dei cavi, speriamo che qualcuno non si inventi le antenne wireless audiophile). Buchardt offre in abbinamento l'hub Platin, oppure come upgrade il Primare Prisma SC15.
Serve un DAC? No, il DAC a bordo delle casse non è escludibile e tutti i segnali sono convertiti in digitale. Aggiungere un DAC costringerebbe ad una doppia conversione del tutto inutile e del tutto evitabile.
Serve un preamplificatore? Se si hanno sorgenti analogiche e non conoscendo la qualità dell'ADC in dotazione all'hub digitale (privo di ingressi bilanciati, peraltro) può essere preferibile entrare direttamente sugli ingressi del diffusore. Il vantaggio teorico dei 192 kHz (rispetto al limite dei 96 della trasmissione wireless) non è così determinante, ma la qualità dell'ADC potrebbe esserlo.
- MarioBon
- Amministratore del forum
- Messaggi: 10547
- Iscritto il: 24/11/2016, 13:13
- Il mio Impianto: molto variabile: Amplificatore Audio Analog, Diffusori autocostruiti, lettore CD autocostruito.
- Località: Venezia
- Contatta:
Re: ... anche con diffusori attivi "digitali" conviene un DAC esterno?
A700 LE (woofer e medio da 6>£, tweeter da 3/4" con tromba. Tagli a 100, 250, 2800 Hz)

è uno dei pochi sistemi che consente di configurare la radiazione dei bassi a cardioide.
Non vedo come possa evitare l'instaurarsi di onde stazionarie nell'ambiente ma può evitare l'interferenza del suono dirette con la prima riflessione causata dalla parete di fronte al punto di ascolto.

la traccia rossa è la "potenza acustica" (secondo Toole) e si vede che cala nella parte alta riprodotta dal medio.
nella figura si vede il suono riflesso che interferisce con il suono diretto e genera un buco nella risposta. Con la radiazione cardioide la riflessione può essere fortemente attenuata (riducendo di molto il buco nella risposta).
Va tenuto presente che quella è una delle sei pareti (anche se può essere la più fastidiosa)
https://buchardtaudio.com/pages/a700-de ... escription

è uno dei pochi sistemi che consente di configurare la radiazione dei bassi a cardioide.
Non vedo come possa evitare l'instaurarsi di onde stazionarie nell'ambiente ma può evitare l'interferenza del suono dirette con la prima riflessione causata dalla parete di fronte al punto di ascolto.

la traccia rossa è la "potenza acustica" (secondo Toole) e si vede che cala nella parte alta riprodotta dal medio.
nella figura si vede il suono riflesso che interferisce con il suono diretto e genera un buco nella risposta. Con la radiazione cardioide la riflessione può essere fortemente attenuata (riducendo di molto il buco nella risposta).
Va tenuto presente che quella è una delle sei pareti (anche se può essere la più fastidiosa)
https://buchardtaudio.com/pages/a700-de ... escription
Mario Bon http://www.mariobon.com
"Con delizia banchettiamo con coloro che volevano assoggettarci" (Addams Family)
"Con delizia banchettiamo con coloro che volevano assoggettarci" (Addams Family)
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite