Marc1 ha scritto:Ma non è il contrario?
Ossia, se passo da, poniamo, 8 Ohm a 4 Ohm, un ampli con fattore di smorzamento 10 non dovrebbe passare a 20?
Il fattore di smorzamento (FS in italiano, DF in inglese) è il rapporto tra l'impedenza del carico posta, per convenzione, pari a 8 ohm e l'impedenza di uscita dell'amplificatore:
FS = 8/Zout
Zout dipende, in generale, dalla frequenza (aumenta con la frequenza).
Se il carico di riferimento viene diminuito a 4 Ohm il fattore di smorzamento di dimezza, su 2 ohm si dimezza ancora, ecc..
In pratica se un ampli ha fattore di smorzamento pari a 100 su 8 ohm, diventa 50 su 4 ohm, 25 su 2 ohm e 12.5 su un ohm, ecc..
La caduta di tensione sulla impedenza di uscita, la caduta di tensione sui dispositivi di uscita e la diminuzione della tensione di alimentazione all'aumentare della corrente erogata sono responsabili della diminuzione della potenza erogata dall'ampli al diminuire del carico.
Rimedi:
- caduta di tensione sulla impedenza di uscita -> aumentare il fattore di smorzamento
- caduta di tensione sui dispositivi di uscita -> usare transistor invece di MOSFET
- diminuzione della tensione di alimentazione all'aumentare della corrente -> alimentazione regolata.
Ogni soluzione ha una controindicazione. Per esempio
- un FS molto alto richiede molta retroazione oppure tanti dispositivi in parallelo
(esempio positivo -> AM Audio che usa tanti MOSFET in parallelo e niente retroazione)
- i transistor soffrono la "fuga termica", "secondo break down" ed "effetto Early"
(ne sa qualche cosa D'Agostino...)
- i MOSFET non soffrono di "fuga termica" ma la caduta di tensione ai loro capi è maggiore
- l'alimentazione regolata ha un costo (ma richiede condensatori di livellamento più "piccoli").
Da queste (e da altre cose) i mille modi di fare un amplificatore (senza citare le valvole).